(Werewolf Records)Debutta il duo finlandese Ymir. In verità non si tratta di una band appena uscita dai meandri del black boreale, in quanto si hanno tracce di questa entità fin dalla fine degli anni ’90, quando all’epoca si trattava di un trio. In quel tempo ci militavano Vrasjarn, successivamente dei Profetus, Lord Sargofagian, il quale ha poi fondato i Baptism ed il chitarrista Toni Pölkki. Il trio pubblicò due demo, i quali furono distanziati di ben sette anni a causa degli impegni dei due fratelli (Vrasjarn e Sargofagian) con le citate bands (e molte altre…). Successivamente Pölkki uscì dalla formazione (finendo poi nei Seer of Ages) e, finalmente, oggi arriva l’atteso debutto, un debutto basato su black metal glaciale ma tuonante, epico ma furioso, suggestivo ma tagliente, tanto che nelle sei tracce ci si può trovare quel senso preistorico dei due demo affiancato ad uno sguardo verso un futuro creativo più ricercato e meno selvaggio, sicuramente orientato ad un sublime atteggiamento di matrice pagana, con leggere divagazioni che si rivelano molto interessanti. “Pagan Mysticism” non risparmia nessuno, ma mette già in evidenza arrangiamenti che puntano verso un certo livello di ‘grandeur’. Efficace “Silvery Howling”: grintosa, delizioso pagan black che riesce perfino a strizzare l’occhio al riffing di band quali gli Alfahanne. Impetuosa la title track, pezo ricco di furia travolta da un senso melodico intenso, con tanto groove, riportando un po’ alla mente quel che sapevano fare molto bene i Windir. Interessanti le aperture epiche di “Frostland Conqueror” le quali vengono annegate in una tormenta di riff spietati ed incalzanti. Con “Winterstorms” la band si tuffa in un black meno tirato, ricco di mid tempo, più legato ad una gloria ispirata da tradizioni ormai legate all’eternità, prima della conclusiva “Resurrection of The Pagan Fire”, canzone che sbiadisce i confini tra black, death e thrash, pur restando indubbiamente dentro i parametri stilistici degli Ymir. Album avvincente, ricco di dettagli, molto curato e ben registrato, suonato con fervore, quasi come se i due fratelli cercassero di scaraventare i brani contro l’ascoltatore, piuttosto che farglieli sentire; e questo, trattandosi di black metal, è esattamente quel che ci si aspetta, specialmente se si tratta di un black con direzioni moderne ma indubbiamente radicato negli anni più bui, più efferati del genere: gli anni ’90!

(Luca Zakk) Voto: 8/10