(Spikerot Records) Fango. Melma. Una palude malsana, fitta di vegetazione invadente, una vegetazione tetra e maligna, che cattura, risucchia la vita, consuma l’anima. Il debutto degli italiani Zolfo è totale putrefazione, assoluto decadimento, un banchetto di downtune pesante, incisivo e massacrante che riesce a nascondere melodie sublimi costantemente devastate da linee vocali malate, sepolcrali, prive di vita, sempre sotto la condanna di riff pesanti e lenti, macigni sonori che torturano, feriscono, lacerano la carne ed uccidono. Qualche dimensione cosmica collide con i terreni inferi nell’inquietante intro “Neural Worm”, conducendo poi verso il doom pesante di “Inner Freeze”, brano nel quale il vocalist trasmette tutta la sua non appartenenza al genere umano. Ma “Inner Freeze” offre anche una anticipazione delle idee oscuramente melodiche degli Zolfo, i quali sono ben lontani dai ‘soliti’ brani lunghi in stile drone, basati sempre sul circolo vizioso di uno stesso riff protratto all’infinito; gli Zolfo divagano, inseriscono concetti atmosferici, sfiorano il post, aggiungono idee non scontate per il reparto ritmico, farcendo il tutto con una decadenza apocalittica irreversibile. Macabra e fumosa “Existential Prolapse”: melodie che danzano nei meandri privi di luce di qualche aldilà macabro e senza dio, tanto che non mancano accelerazioni di stampo death/grind o rallentamenti con il sapore marcio del funeral. Ossessiva la stupenda title track: una linea di basso mortalmente erotica conduce lungo un percorso infestato da spiriti, da anime dannate, da demoni assetati di nuovo, fresco odio. La conclusiva “The Deepest Abyss” ingloba massacri sludge/funeral in ipotesi psichedeliche, generando una abrasiva esperienza sonora lacerante, un presagio funesto, un percorso verso l’assoluto catastrofico. In cinquanta minuti di dannazione gli Zolfo riassumono con erosiva poesia un orgasmo di dannazione, disagio, sofferenza, decadenza e morte della speranza.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10