(Crac Edizioni) Il punk e l’hardcore italiano che hanno conosciuto figli arrabbiati e su di giri come Negazione, Kina, Raw Power, Gaznevada, hanno generato comunque una costellazione enorme e fatta anche di realtà minori e al contempo mai del tutto tali. Un’epoca in cui in Italia esisteva concretamente una scena, dignitosamente underground eppure rivoluzionaria nei contenuti. Tuttavia il termine punk nel nostro paese al tempo era applicato spesso in maniera confusa, tanto che dentro l’etichetta del genere ci finirono, magari a torto o a ragione, anche personaggi come Anna Oxa, i Decibel di Enrico Ruggeri, Rettore e non solo loro.

“Hard Core – Introduzione al punk italiano degli anni Ottanta” lo pubblica la Crac Edizioni lo pubblica nel 2011 e a scriverlo è Diego Nozza. Consta di due sezioni, la prima e la seconda ondata del movimento. Ad aprire il volume un’introduzione dell’editore, Marco Refe, poi l’introduzione di Nozza che in quattro pagine spiega sintetizzando puntualmente il concetto della nascita del punk e i suoi riflessi nel nostro paese. La prima ondata è la parte del libro che elenca le band nate in Italia tra la fine degli anni ’70 e il 1982. Vengono menzionate le band in ordine alfabetico e nello scorrere i nomi di queste piccole microstorie, emergono con magnificenza nomi, musicisti, etichette, fanzine, centri sociali, situazioni. Antigenesi, band al femminile, Chelsea Hotel, i Blue Vomit, gli oscuri Eva Braun, ovviamente i Gaznevada, gli avanguardisti Skiantos e le Kandeggina Gang, altra band al femminile capitanata da Jo Squillo, sono alcuni dei nomi della suddetta prima ondata.

La bellezza di questa prima sezione al di là di ogni connotato artistico, colpisce come l’impatto di band con all’attivo solo qualche cassetta e molteplici live o addirittura un solo concerto, siano stati sufficienti per scrivere il proprio nome nel movimento.

L’autore colloca idealmente la nascita della seconda ondata con il concerto dei Clash svoltosi a Bologna in Piazza Maggiore il primo giugno del 1980. Organizzato dal comune, l’evento era atteso dai punk di tutta Italia ma nello stesso giorno un gruppo di punk anarchici criticano proprio i Clash, distribuendo volantini con la scritta “CRASS not CLASH”. Sono i giovani dei primi Centri Sociali che si identificano in un punk non di protesta ma di lotta, di azione e certamente anticonvenzionale. Proprio l’anarcopunk sarà la sorgente dell’hardcore che troverà nel punk USA la giusta dimensione ispiratrice.
L’elenco delle band che hanno dato lustro al movimento nel nostro paese che è stato anche capace di varcare i confini nazionali, è piuttosto lungo. Anch’esse ordinate in ordine alfabetico in mini-biografie, emergono poi club, centri centri sociali, oscure o gloriose etichette discografiche, radio, fanzine, riviste, personaggi, città una volta centro di vere scene e realtà musicali. Raw Power, Wretched, Declino, Kina, Franti ovviamente, ma non possiamo dimenticare gli Infezione, Indigesti, Dioxina, Upset Noise, Growing Concern, Ifix Tcen Tcen, Nabat e tantissimi altri.

Diego Nozza, classe ’79, batterista, grafico, la Klaus Production e il Serio Rock Festival dedicato all’autoproduzione tra le sue situazioni personali, elenca un periodo musicale e sociale che ha sviluppato focolai d’arte, di discussione e confronto quanto anche una vera rottura da schemi preordinati e ben pensanti.

Ci si scusa con tutte le band e musicisti, icone di un passato perduto ma mai dimenticato per non essere state menzionate in questo pezzo. Avete lasciato il segno in un mondo dove esisteva ‘solo’ il passaparola, qualche rivista musicale spesso partigiana, tante fanzine, un merimonio di cassette, concerti tenuti per il piacere e la voglia di farli, sempre e ovunque. Era un mondo senza la velocità di comunicazione di oggi e non per questo meno carico di significati. A chi legge, questo libro è il l’atto per aprire le porte di un passato che porta dentro tanta meraviglia.

(Alberto Vitale)