(Svart Records) Quando si nasce artisti non si riesce proprio a stare fermi… Il progetto Urarv nasce dalla mente dell’ex cantante degli Zyklon-B e di una decina di altre band, tra quelle attive e non attive (Old Man’s Child e Dimmu Borgir su tutte), qui in veste pure di chitarrista. Dopo una demo del 2016 arriva questo debutto cantato quasi interamente in inglese e in una manciata di brani nella lingua madre della Finlandia, giusto per rendere ancora più ostica questa pillola. Si perché forse ci troviamo di fronte alla creatura più sperimentale dell’artista ma paradossalmente anche quella meno personale e decisa. Il disco si muove all’interno di una sorta di black prog dalle tinte sperimentali, con canzoni dalla struttura che cerca di essere contorta ma che di fatto va a formare brani piuttosto lineari e scialbi. Non metto in discussione l’ugola del finlandese, qui non si dibatte sulla sua personalità; il problema è tutto il resto. Le canzoni sembrano innanzitutto completamente slegate tra loro, mentre sono prive di refrain e motivo centrale. Questo elemento di per sé non costituirebbe un ostacolo all’ascolto se solo ci fosse una struttura solida, ma il fatto è che la sensazione è quella di essere di fronte ad una serie di riempitivi di un buco creativo troppo grande e che fa imbarcare acqua in modo inarrestabile. L’istrionico cantante insomma forse ha peccato di ingenuità ed ha proposto troppo di sé senza darvi una forma che ne dipingesse almeno i cangianti contorni, ma in questo caso una buona produzione non salva un disco di cui sinceramente mi sfugge totalmente lo scopo e l’utilità.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 5/10