(autoproduzione) Il belga The Painter avvia questa iniziativa nel 2009, successivamente nel 2014 da alle stampe l’EP “Prohibition”. Squidhead smette poi di essere una one man band, allargandosi a The Crawler, basso, e The Orator, cantante. “Cult[ist]” è il primo album del trio, registrato (a Nantes in Francia), lavorato e definitivamente concepito nell’estate dello scorso anno. Sul mercato solo da poche settimane, “Cult[ist]” mostra un trio intento a forgiare una lega tra modern death metal e variazioni industrial. I ritmi sono artificiali, il groove del basso e non da meno di certe atmosfere è autenticamente oscuro. I testi dei Squidhead si rifanno ai miti di H.P. Lovecraft, così come il look, la copertina e tutto l’immaginario che ruota attorno alla band. Otto pezzi possenti, battuti da ritmi artefatti ma pesanti come macigni, la chitarra si limita a riff piuttosto basilari, molto più variegata e cangiante negli assoli. Il basso pompa groove e ritmo, rinforza ancora di più il suono dei tre sacerdoti di Cthulhu. In questo blocco sonoro però emergono a più riprese linee melodiche e atmosfere un po’ misteriose, epiche, appena maestose che ben calzano con i concetti lirici e la narrativa di Lovecraft. “Whispers of the Deep” presenta soluzioni un po’ diverse dalle altre canzoni. I synth hanno un livello di udibilità superiore e questo determina una nuova dimensione e profondità nelle atmosfere, inoltre il tessuto delle chitarre è più modulato e la stessa struttura ritmica risulta insolitamente variabile. “Awakening” è uno dei pezzi più ritmati, “Mad Painter” aumenta il tasso di groove in maniera decisa, mentre “Torn Skies” presenta una struttura tra djent e prog, ma sempre in una chiave melodic. Infine “Versis Diablo”, la canzone che chiude l’album impone oltre sei minuti di variazioni e un’atmosfera sinistra e inquietante, con un intermezzo inaspettato.

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(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10