(Svart Records) Per quanto possibile, nelle mie recensioni cerco di essere il più obiettivo possibile. Al di la del fatto che un disco mi piaccia o meno, cerco sempre di valutarne la personalità e l’originalità, ben sapendo che è sempre più difficile proporre qualcosa di innovativo, quindi tendo a valutare positivamente chi si impegna ad essere personale. Ci sono alcuni casi in cui la mia obiettività va a farsi benedire. Recensire una band come i Radux mi porta a perdere quella lucidità, quell’obiettività che mi permette di sviscerare le varie caratteristiche di un disco. Qui vincono le emozioni, quelle che ti porti dietro da trent’anni e son o vive più che mai. Come la prima volta che misi piede in un negozio di dischi. Era il 1989 e ci andai con mio fratello, il quale mi regalò la VHS intitolata “Radiation Sickness”. Si trattava di un live, probabilmente un bootleg dei Nuclear Assault. Da quella volta mi si aprì un mondo nuovo. In un colpo solo entrai in contatto per la prima volta con sonorità thrash metal, grind core (“Hang The Pope” e “Butt Fuck” sono brani che possono essere classificati come grind, a mio avviso), con lo stage diving e tutte le caratteristiche che da trent’anni a questa parte mi hanno reso un thrasher incallito. Tornando ai Radux, una volta premuto play sul computer sono rimasto allibito: di solito procedo all’ascolto prima di leggere le note biografiche, in modo da farmi influenzare il meno possibile. Così ho fatto pure questa volta, arrivando al punto di essere convinto che i Radux fossero i Nuclear Assault con un nome diverso. Da quel momento l’obiettività è andata a puttane, ho cominciato a pogare contro l’armadio mentre il mio cane mi guardava sconcertato. Se cercate innovazioni, girate al largo. Se per voi il thrash metal è emozione ed energia, fate vostro questo mini EP.

(Matteo Piotto) Voto: 11/10