(Time To Kill Records) Quando le tre note ripetute al piano partono, l’idea che la cover di “High Hopes” dei Pink Floyd sarà alquanto affascinate prende subito forma nella testa dell’ascoltatore. Elisabetta Marchetti (ex Stormlord, ex Riti Occulti) ha una voce stupenda e sentirla misurarsi con quelle atmosfere e parole fa il suo effetto. La band, gli Inno, al di là degli aspetti conosciuti tramite una cover, si misura con un metal che è un continuo divenire. “The Rain Under” è musica robusta, nell’ossatura ritmica che in quella del riffing. Metal si, ma gli Inno sono un punto di incontro tra un modern o post metal, il dark anche e il rock. La band lavora benissimo in seno ai pezzi, perché ognuno di essi è come un crescendo, un divenire. Interessanti e dinamici, abili e raffinati anche, si ascolti per esempio una canzone come “Pale Dead Sky” dove la Marchetti, come al solito, si distingue con quella lirica vocale immensa e docile, mentre la band ha un fare che ricorda i migliori The Gathering, nonostante gli Inno siano più tonici, più robusti e con maggiore groove nei suoni. “The Rain Under” non è un album statico, univoco. La band suona in maniera enregica ma al contempo melodica. Certo, con Elisabetta Marchetti al microfono (suona anche il piano e chitarra acustica) le cose dal punto di vista melodico e dei suoi contrappunti al ‘wall of sound’, il tutto riesce anche più semplici, tuttavia il lavoro di Cristiano Trionfera (chitarra, ex Fleshgod Apocalypse), Marco Mastrobuono (basso, Hour Of Penance, Coffin Birth) e Giuseppe Orlando (batteria, ex Novembre, The Foreshadowing, Airlines Of Terror) sono un’entità che si plasma da sola, crea il proprio flusso e la cantante si aggiunge, subentra, offre un qualcosa e completa il tutto. “The Rain Under” è un album melodicamente aperto, vivo, progressivo anche.

(Alberto Vitale9 Voto: 8,5/10