(Epictural Production) One man band dietro la quale c’è l’omonimo musicista che ha registrato l’album a Bruxelles. Il prodotto finale è turpe ed oscuro, manifestandosi attraverso il black metal ma sotto una sua forma apocalittica. Le atmosfere sono a dir poco tenebrose, infernali, estreme, arrivando ad ipnotizzare l’ascoltatore e rendendolo ebete di fronte a tale velocità e quell’intrinseco caos che avviluppa il tutto. Ôros Kaù ha un sound che va verso i Maveth, con la sua violenza e il clima saturo di oscurità. I ritmi sono esasperati, chitarre, basso e ogni tipo di suono si sommano erigendo un muro imponente e battuto da un vento mutevole e pestilenziale. In questo universo sconosciuto e poco invitante, le strutture dei pezzi sono dall’autore definite e schematizzate. Il flusso melodico è amorfo, le stesse melodie che pure esistono in “Imperii Templum Aries” – in tal senso “AešmaDaeva” è la migliore espressione di queste – sono appunto una serie di raffiche e folate percepibili ma caotiche. Il discorso musicale di Ôros Kaù è fatto di estremismo puro e di magia. L’esoterismo in “Imperii Templum Aries” è percepibile ovunque: copertina, logo, nome del progetto musicale, i testi, nel layout. Ogni cosa è allineata con questi due concetti: estremismo ed esoterismo. Anche la cover scelta, l’ipnotica, psichedelica e completamente rivista “Set The Controls For The Heart Of The Sun” dei Pink Floyd, per il cui testo Roger Waters trasse ispirazione da un libro dell’I-Ching.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10