copthesixxis(Glassville Records) Gradevole esordio rock per The Sixxis, da Atlanta, Georgia: una band giovane che però è già stata in tour con Wishbone Ash e Spock’s Beard. “Hollow Shrine”, come vedremo subito dal track-by-track, è un disco dalle due anime: i nostri tentano di essere sia ‘commerciali’ che musicalmente interessanti… e devo dire che, alla fine, riescono a conseguire un equilibrio che regge. Se l’opener “Dreamers” rimanda in modo scopertissimo ai Muse (anche “Home again”, dal riuscito taglio radiofonico, mi sembra tradire influenze decisamente forti che vengono da Bellamy & soci), “Long Ago” ha qualche sopravvivenza dei Soundgarden. Sì, direi proprio che in questi brani c’è una anima un po’ grunge che lotta per emergere… Canzone di ben altro spessore “Forgotten Son”, con partiture involute dal piglio progressive; leggera ma accattivante “Waste of Time”, per appena 3 minuti con un buon refrain. Cambia tutto “Coke can Steve”, stacco strumentale di prog puro e molto riuscito; e anche “Out alive” ha un altro passo, con chitarroni ribassati e una melodia vocale che non si dimentica. Si chiude con una gradevole ballad dagli accenti southern, “Weeping Willow Tree”. Da metallaro direi ovviamente che The Sixxis dovrebbero insistere sul versante prog del loro sound; non so che direbbe un rocker… ma qui siamo su MetalHead!

(René Urkus) Voto: 7,5/10