coplonelyk(Napalm Records) Riff delle chitarre che ruggiscono, fremono e ribollono di adrenalina. Ascendenze tra stoner, hard rock e rock-blues, accenni di psichedelia. Sound norvegese presentato con toni californiani. Dal freddo al sole. Tradizionalmente diretti ed essenziali i Lonely Kamel, come dimostrano le canzoni scandite da cadenze delle chitarre che ben si sviluppano in questa coesione di sfumature. Tuttavia la sensazione di non riuscire ad avere di fronte pezzi memorabili è fin troppo forte. Buona musica, certo, ma priva di elementi distintivi. Canzoni fatte di un hard rock, potente, forte, e dal quale emerge una crosta di groove e identità seventies. La voce di Brenna è invasata e arsa. Batteria mai fiacca, adatta alle situazioni. Sensazioni appagate dalla cura dei particolari, ma pochissime volte da un insieme che concateni momenti melodici e lirici davvero eccellenti. Non si resta insensibili a “Freezing”, cavalcata acida e doom che riesce ad essere memorabile per quel vago tono sabbathiano a cui rimanda. E’ luce riflessa, come testimoniano i momenti alla Led Zeppelin, ma i ricordi derivati da sonorità già note si sparpagliano e riemergono un po’ ovunque. Alla fine la sensazione che “Shit City” sia un buon album, viene controbilanciata dal dubbio che questo possa finire prima o poi in un angolo sullo scaffale. “Shit Ciy” è una buona sintesi dei capisaldi del rock-blues, lo dimostra anche la conclusiva “Falling Down”, canzone che è il sunto dell’album che è già di suo il sunto di molto altro. Suoni impeccabili, pezzi di maniera, tutto derivativo.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10