(Dragonheart Records) Ho accolto con vero e proprio entusiasmo la notizia che gli Holy Martyr stavano per pubblicare un nuovo disco: ritengo la band sarda una istituzione mitologica dell’heavy metal tricolore, e i loro tre precedenti full-“length”, con una menzione speciale per l’inarrivabile “Hellenic Warrior Spirit”, sono per me tutte pietre miliari. Che inclinino di più a un heavy granitico (come nel debut “Still at War”), all’epic praticamente puro (in “HWS”), o addirittura al power (“Invincible”), Ivano Spiga e soci hanno l’incredibile e rarissima capacità di trasformare la musica in epos: e ci riescono alla perfezione anche in questo oscurissimo “Darkness shall prevail”, che abbandona i temi storici dei primi tre dischi per lanciarsi in territori tolkeniani. Dopo l’intro, “Shores of Elenna”, con il suo canto che sa di antica processione, “Numenor” indovina subito atmosfere, testo e ritornello: siamo molto più vicini che in passato all’us epic metal, ma il sound resta sempre immediatamente riconoscibile nel suo essere duro, marziale e di ampio respiro. Sacrale, con il suo break che mi sembra ispirato a composizioni classiche, “Dol Guldur”; “Taur nu Fuin” è un brano che si ispira addirittura ai Cirith Ungol nel suo incedere lento e drammatico. “The Dwarrowdelf” funziona per l’alternanza fra la strofa lenta e la coppia bridge/ritornello più energica; pesantissimo il riff di “Witch-King of Aimar”, brano che ricorda moltissimo le atmosfere del primo ep. Un disco che tiene fede al proprio nome: oscurità che gronda in solidissime sale di granito. Gli Holy Martyr sono una garanzia assoluta, capace di intercettare e soddisfare qualunque tipo di defender.

(René Urkus) Voto: 8/10