(Steamhammer/SPV) Quando le icone del rock decidono di incidere qualcosa si deve sempre prestare attenzione al risultato. Ci vuole rispetto e attenzione per queste divinità, soprattutto se sono avanti negli anni. I rischi che i risultati siano deludenti sono possibili, questo però vale per ogni nuovo lavoro di ogni band, ma l’attenzione di cui si diceva è d’obbligo, vista la possibilità di riassaporare energie, stili, sensazioni dei quali costoro ne sono i custodi. Tocca agli UFO a fare un nuovo album ( dopo “The Visitor” del 2009) e “Seven Deadly” è palesemente un buon album. Rieccoli Phil Mogg (voce, sempre graffiante), Paul Raymond (tastiere, sempre discrete, e seconda chitarra), Andy Parker (batterista dal tocco sempre personale) e, ovviamente, sua Santità Vinnie Moore (uno di quei pochi chitarristi che ancora oggi quando suona sai che è lui, ad occhi chiusi). Ormai Pete Way, storico bassista fondatore, sembra definitivamente fuori dai giochi. C’è un ritorno alle radici con “Fight Night”, “Wonderland”, “Burn Your House Down”, ma anche a quelle più tipiche del rock, con “Year of the Gun” e “The Fear”. Viene difficile menzionare delle canzoni e tralasciare le altre. Non è giusto. I pezzi sono dieci e in essi si ritrova un rock pulito, ricco di sfumature bluesy e di tradizione britannica. Dieci occasioni per riascoltare la voce stagionata e rassicurante di Mogg, la cristallina energia di Moore e l’appoggio assolutamente perfetto di Parker e Raymond. Comprate questo album, vi farete un favore.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10