(RC Inst Fringe) Un tempio dello shred. Un santuario di licks, un rituale di corde torturate, bending senza pietà, assoli iper veloci, fraseggi suggestivi e penetranti, melodie avvincenti che abbracciano stili diversi, dall’occidente all’oriente, dagli anni ’70 ad oggi…. in un tripudio di emozioni, di sensazioni, di viaggi, di sogni e di incubi. Il nuovo disco strumentale dell’axe man Albert Marshall (Altair, X-Ray Life, Ardityon) mette la chitarra davanti a tutto, offrendo una valanga di varianti sul tema, di approcci stilistici diversi, con brani che rimangono sempre e comunque estremamente godibili, eccessivi nello stile ma musicali nell’impatto. Pungente ed irrequieta “Black Rooster”. Melodia trascinante con qualche strizzata d’occhio all’estremo oriente su “At The Gates”, mentre è allegra e provocante “The Mogway Song”. “Little Rainbow” offre quei fraseggi un po’ lascivi ed un po’ malinconici che mettono le radici nel cervello, mentre troneggia un tributo Steve Vai sulla scatenata “Angry Monkey”. Lo shred viene meno su “Ice Scream”, un brano riflessivo, introspettivo, oscuro, nel quale la chitarra diventa scenografia, diventa atmosfera, svela un paesaggio incantato e sconfinato. L’innata componente metal si appesantisce paurosamente su “Charmander’s Nightmare”: riff possenti, chitarra che taglia come una lama affilata sopra un basso che scatena l’apocalisse, per poi liberarsi da qualsivoglia schema imposto sull’eccitante “Ugly Motherfunker”, brano libertino, catchy, groovy, funky e pure bluesy. L’epilogo di questo viaggio sconvolgente lungo l’infinito spettro sonoro delle vibrazioni di quelle sette corde è affidato alla volutamente eccessiva “Armored Warfare”, traccia nella quale Albert svela un livello di virtuosismo ancor più elevato, oltre che una velocità di esecuzione quasi disumana. Ci sono tanti chitarristi al mondo: molti sono bravi, pochi sono bravissimi, pochissimi possono definirsi ‘virtuosi’. Certo, ci sono virtuosi di fama mondiale, tanto che nomi come Vai, Malmsteen, Satriani, Blackmore, Page e Friedman rimarranno per sempre nella storia… poi c’è l’underground, la terra di nessuno, un posto nel quale, cercando bene, si possono fare scoperte sorprendenti. Ed è qui che ci si rende conto di una cosa basilare: essere bravi e veloci con la chitarra non basta… il vero virtuoso compone la musica che poi suona facendo restare a bocca aperta il suo pubblico; c’è una abissale differenza tra il saper suonare un assolo dei sopra citati chitarristi… e l’averlo scritto, ideato, composto. Ecco: Albert Marshall non suona i virtuosismi degli altri, non gli serve, sa scrivere e comporre i suoi moto bene, rivelandosi molto originale, altamente creativo, decisamente avvincente, coinvolgente… oltre che maledettamente veloce su quei ventiquattro tasti!

(Luca Zakk) Voto: 9/10