(Indie Recordings) Lo so che questo singolo è uscito ad agosto, l’avrete ascoltato tutti e molte volte. Il brano è una bandiera promozionale possente: è la title track del nuovo album in uscita agli inizi di ottobre e c’è Hoest dei Taake come guest vocalist; quindi secondo (la mia) logica aveva senso attendere un altro mese circa per poter lavorare sull’intero album, senza perdere tempo per un solo brano. Giusto? Sbagliato. Perché ancora una volta questi pazzi svedesi sorprendono, sconvolgono ed esaltano. Non sono una black metal band, ma vantano un ampio e crescente pubblico proveniente proprio da quel genere… quindi l’idea di aggiungere le linee vocali di un grandissimo performer come Hoest mi pare assolutamente geniale, oltre che sublime dal punto di vista mediatico. Il brano? Un altro inno all’apocalisse della band più scazzata, folle e -per l’appunto- apocalittica del pianeta. O della galassia. Loro sono rock, sono metal, sono dark, sono gothic, sono schizofrenici, un po’ psichedelici. E quel concetto apocalittico diventa sadicamente ironico, visto che il testo, rigorosamente in Svedese, presenta versi che recitano cose come “il termometro indica sotto zero” (dopo tutto è un un inverno nucleare, no?), “è giugno e nevica” o “L’uccello sul ramo si è congelato”. Una apocalisse dipinta con tratti grotteschi, un’apocalisse che gli Alfahanne giurano sia vicina, una cosa dalla quale non possiamo scappare oltre che una cosa della quale a loro non frega assolutamente nulla. Se si dovesse stilare la TOP 100 delle band più geniali ed originali, oltre che sconvolte e schizofreniche, gli Alfahanne si piazzerebbero abbastanza in alto nella classifica!

(Luca Zakk) Voto: 9/10