(Pure Steel Records) A ben otto anni da “Saved from the Truth” (QUI recensito) riappaiono sulla scena gli iraniani Angband: per il loro quarto album i nostri si sono garantiti nientemeno che Tim Aymar, storico vocalist dei Pharaoh e dei Control Denied. Il risultato, però, è ancora una volta poco luccicante… La opener “Fighters” mostra subito tutti i difetti del disco: un Tim Aymar che suona sempre ‘sforzato’, chitarre che hanno un suono monocorde, poco brio nel refrain. “Visions in My Head” ci inserisce gli strumenti tradizionali (un duduk, credo) per un contrasto stridente e poco riuscito; l’amalgama riesce leggermente meglio in “Mirage”, brano meno legnoso e statico degli altri, ma subito dopo il mid-tempo “Nights of Teheran” è privo di vitalità. L’inatteso calo vocale di Tim è evidente in “Children of War”, dove il nostro va in difficoltà sulle note più alte… come già dissi in passato apprezzo senza dubbio il coraggio di questi iraniani, ma la musica (un us power ‘orientalizzato’) è oggettivamente quello che è…

(René Urkus) Voto: 6/10