(Heavy Psych Sounds) Immaginate qualche linea melodica cara a una band krautrock, punk e la sua successiva versione new wave/goth inglese, in più quelle atmosfere più o meno spaziali e visionarie degli Hawkwind, però quelli della fine anni degli anni ’70. Un mostro polimorfo! Forse, ma le sembianze sono proprio quelle di questo lavoro omonimo dei Black Honey Cult. Gente di Los Angeles, con nella testa qualcosa della West Coast, probabilmente anche i Velvet Underground, però hanno anche qualcosa che li spinge a toccare materia sonora cara alla vecchia Europa. Il punk e di più il krautrock, la psichedelia e tematiche sonore che non si faticherebbe a immaginarle spaziali. Questo specifica quanto possa essere possibile che una band come questa possa accattivarsi le simpatie di molti, perché in fin dei conti il bagaglio concettuale e musicale è un tentativo di sintesi di più cose. Attraverso un fare a volte selvaggio, ruvido ma certamente coraggioso. Per questo si chiamano all’appello nomi e realtà musicali importanti, cosa che fanno le stesse note per la stampa, le quali citano anche i 13th Floor Elevators. Però andiamo pure ad asciugare questa disquisizione sulle fonti della band, in quanto psichedelia e un lato un po’ oscuro e al contempo spontaneamente ruvido, sono i pilastri di questo album. Un lavoro che per un po’ trasporta, oppure spinge chiunque verso uno smarrimento che dura poco oltre i trenta minuti.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10