(Limb-Soulfood) Evviva la Limb Productions, evviva gli australiani Black Majesty, che dimostrano come il power metal – lo so che l’ho detto mille volte, ma c’è chi ha detto mille volte il contrario! – sia vivo e vegeto. Il quinto album degli australiani – prodotto e missato ancora una volta da Roland Grapow – si presenta se possibile ancora più melodico del precedente “In your Honour”. “Falling” è subito symphonic power cristallino e avvolgente, con una carica trascinante: il disco convince immediatamente grazie alla forza dei ritornelli (come quello di “Voice of Change”) e alla potenza delle melodie (come quella di “Killing Hand”). I nostri suonano vecchio stile che è un piacere e non intendo fare un’altra volta una crociata del tipo ‘se si può suonare heavy metal vintage come negli ’80 non vedo perché si debba rifiutare chi fa power metal come nei ’90, se la musica ovviamente è di valore’. “Symphony of Death” è un mid-tempo sostanzioso, costruito in crescendo, con una ritmica incalzante; la titletrack ci riporta a certe atmosfere degli Stratovarius del periodo di mezzo. L’acustica “Shine” è la bonustrack per l’edizione europea (due diversi brani sono riservati a quelle australiana e giapponese). Un disco che si fa ascoltare con piacere sfruttando con competenza i trucchi del genere.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10