(I, Voidhanger Records) Terzo capitolo della trilogia di Costin Chioreanu, l’artista autore di tantissime copertine (Paradise Lost, Arcturus, At The Gates, Carach Angren, Enslaved, Lake of Tears, Mayhem, Vulture Industries e moltissimi altre!)… una trilogia iniziata nel 2014 con un EP, continuata nel 2015 con l’ottimo “Mapping the Moment with the Logic of Dreams” (recensione qui) ed ora giunta finalmente a compimento. Tipologia sonora non ben definita, mai legata ad un genere in particolare… ma allo stesso tempo estremamente personale, descrittiva, impattante e mostruosamente coinvolgente. C’è l’essenza del prog, dell’alt, dell’avant-garde, del black! Black, stoner, avant-garde, post-garde, tribale, depressive… ci troverete di tutto! Ma non stiamo assolutamente davanti ad un miscuglio azzardato o ad un collage messo a casaccio! No! I Bloodway sono artisti di alto livello con Costin capace di mettere in musica le visioni che di solito dipinge con suprema abilità e destabilizzante oscurità. La sua voce è assurda: melodica ma anche straziante, tirata, malata, mentalmente instabile… ed ogni brano offre spazio a varianti proprio nell’ambito vocale che incantano e stupiscono. Musicalmente c’è il metal classico, c’è dello speed metal, del black… e un altro vasto ventaglio di varianti le quali rendono impossibile una collocazione, se non sotto la privilegiata categoria “Bloodway”. “The Startling Grotesque” ha un fondamento metal / speed metal, senza dubbio… con una linea vocale che risulta estrema, un po’ nel territorio dei Silencer o degli Akitsa. “Don’t Wake The Void” è un po’ Depressive Age, un po’ teatrale, un po’ inquietante, con una vena black metal intensa su linee di basso fenomenali. Fantastica “Midlight Scout”: dopo una furia estrema di palese appartenenza melodic death, con spunti di black, arriva un ritornello che vive in una propria dimensione, con una propria anima… con una componente emozionale fuori controllo. Introspettiva “Prison Paradise”, brano dominato da un melodia Maideniana stupenda. Una melodia che diventa superbamente cacofonica ed infinitamente intelligente su “The Incident”. E che poi evolve su teorie metal-tribali in “Encounters To Pray For”. La title track, posta in chiusura, trasporta in uno stato comatoso fantastico, ipnotico, magnetico e generante una pericolosa dipendenza. Album strano, assurdo e geniale. Con le guest spoken vocals di Tomas Lindberg (At The Gates) e Mat McNerney (Hexvessel), i tre quarti d’ora materializzano condizioni mentali e psicologiche variegate. Malinconia. Pazzia. Visoni ed espressioni eccentriche. I Bloodway sono quei dipinti dai qual poo la musica vuole emergere, sanguinare il suo cremisi intenso, diffondendosi ovunque, disperdendosi ovunque: un’emorragia sonora senza paragoni!

(Luca Zakk) Voto: 9/10