copcaptainj(Revalve Records) Fa piacere sentire un sound hard and heavy fatto da italiani. Queste sonorità con riff che ruggiscono sui toni heavy metal o hard rock, anzi al confine tra i due generi, hanno qualcosa di piacevole oltre ad essere parte di una tradizione metal. Il metal oggi spariglia una serie di generi e derivati che ormai non si contano più. Riff dai toni classici, e non da meno le ritmiche,che risultano subito immediati e che si incollano all’ascoltatore grazie a pure scariche di adrenalina. I padovani Captain Jacobs rapresentano un po’ tutto questo. In giro da un paio di anni e con qualche cambio di formazione, alla fine trovano la giusta dimensione espressiva con questo full length con dieci pezzi, i quali però non tutti riescono ad offrire qualcosa di veramente brillante. Insomma, una buona metà credo siano delle canzoni che ascoltandole da subito le si assimila, mentre l’altra metà dei pezzi pur essendo un buon lotto hanno meno presa. Le ‘ostilità’ si aprono con “Here We Are” e un riff d’apertura che mi ricorda Saxon, Judas Priest e chissà quanti altri. Un riff influenzato? No, un riff metal, classico, puro, verace. Quel genere di melodia che hai già dentro e la senti tua, da sempre. Si capisce immediatamente anche un altro aspetto dei CJ, ovvero che Marco ‘Gif’ Lovison sforna dei buoni assoli. Non so bene se sia responsabile di tali anche il cantante e chitarrista Matteo Fabris, ma chiunque li suoni ha il dono di saperli dosare e inserire nei contesti. La base ritmica è Alberto Lèmoni, uno che con le bacchette offre i ritmi giusti, quelli ideali all’andatura dei pezzi. Alberto è affiancato dal basso di Sylvia Fabbris. “Fantasy Girl” è un tipico pezzo ruffiano, anche qui il riff è consolidato in una tradizione molto hard rock e conferisce al brano un aspetto allegro. Degna di pathos “Blue Emerald” ma i Captain Jacobs hanno l’abilità di non rendere la canzone smaccata e zuccherosa, soprattutto grazie ad una ripartenza alla Whitesnake. “45 Minutes Song” è una situazione acustica che vedrei bene in mano agli ultimi Metallica. “Al Goes to Hollywood” ha in se l’hard rock americano, con quel fondo blues/rock ‘n roll che serpeggia nelle linee del pezzo. Mentre “Run Run Run”…beh, un brano che si intitola così è ovviamente una cavalcata heavy al punto giusto, senza eccedere in pesantezza, ma apparendo comunque spietata. Sinceramente penso che questa band possa esprimersi ancora meglio, non perché ora non lo faccia ma ho l’impressione che non abbia maturato del tutto una netta direzione stilistica. Tuttavia ogni giorno ascolto album e di diversi generi, ma constatare che una band formatasi nel 2011 e assestatasi definitivamente a marzo (con l’arrivo di Sylvia), produca un lavoro così pulito, incalzante nello spirito hard ‘n heavy, fa solo ben sperare. Good luck!

(Alberto Vitale) Voto: 7/10