copchemia(Metal Mind Records) Sapete chi è Ralph Jones? E’ il boss di una delle più importanti agenzie di concerti al mondo. Pare che Jones nutra un gran rispetto per questa rock band polacca e probabilmente grazie al suo orecchio allenato e da conoscitore della musica. I Chemia per incidere questo lavoro che viene distribuito in tutto il mondo, sono volati in Canada per registrare al Warehouse, uno studio frequentato da Metallica ed AC/DC. Lì dentro ad aspettare la band c’era il produttore Marc LaFrance, uno che ha dato una mano agli album di Alice Cooper e Cult, per citarne alcuni. La rock band dell’Est ha preso il grande giro (hanno aperto concerti per Guns ‘n Roses in Germania e suonato molto all’estero e su palchi frequentati da grandi come Red Hot Chili Peppers) e non è solo una questione di opportunità, infatti c’è un buon tasso qualitativo nella musica dei Chemia. Il sound è un rock/hard rock/metal moderno, roba che ha dentro di se qualcosa di classico e tante idee contemporanee. Un sound attuale, melodico e robusto. “The One Inside” non è un frutto acerbo, ma possiede tutte le qualità per arroventare gli altoparlanti del mondo e scuotere le orecchie di chi li ascolterà. “Ego”, che apre l’album, ci pone di fronte ad un riffing a metà tra Led Zeppelin, Audioslave e Avanged Sevenfold. Già queste caratteristiche credo siano chiare per far capire a chi legge su che piano ci troviamo con “The One Inside”. Lavoro fruibile, immediato, denso di forza, la forza del rock e derivazioni. I pezzi (sono dodici e c’è anche una bonus track) hanno la pregevole caratteristica di essere abbastanza diversificati tra loro; ognuno è portatore di melodie anche e non accostabili a quelle di un altro in scaletta. Un pregio non da poco. Anche “Fuckshack”, canzone che dura meno di tre minuti, è adrenalinica e melodicamente immediata, facile da apprendere e tenersi dentro. Come la meravigliosa modella del piccante video (QUI)che la band ha realizzato! Parlando di sfumature va detto che i Chemia si propongono con più soluzioni, come “Everlasting Light”, pezzo basato su un soul frizzante, o la ballad d’ordinanza, “Stalker”, e poi via verso diversi passaggi e cose che sanno sia di moderno che non, come “Happy Ending” che sembra un hard rock alla Deep Purple ma con risvolti funky. I Chemia sanno farsi piacere da subito e non per melodie sfacciate e semplici, ma grazie ad un tasso operativo che a tratti è anche raffinato. Non nascondo che sui tredici pezzi totali qualcosa di scontato c’è, però è fisiologico e non solo per i Chemia: il carattere moderno del sound, l’implementazione di idee classiche è ben svolto, ma scrivere dei pezzi che siano tutti degli hit è difficile. E’ pur vero che non è richiesto ciò ai Chemia, anche se la band polacca rincorre quel vezzo comune a molte band contemporanee o che si cimentano in questo genere di sonorità, di scrivere canzoni che abbiano risvolti e sfumature verso più generi, come a voler dimostrare a forza di essere musicisti a 360°. Proposta musicale di buon livello, da non disdegnare. La band sta tentando di espandere la propria reputazione a macchia d’olio (in Germania sono piuttosto noti, ed anche dai supporter del Borussia Dortmund). Gruppo ideale per le radio e videoradio, come potrebbe suggerire un pezzo tipo “Fire” che chiude l’album con una linearità melodica trascinante ed anche molto anglosassone. Buona musica, ma anche un buon Łukasz Drapała, voce (dal 2011) con un tono a metà tra un Eddie Vedder e Chris Cornell. Una piacevole scoperta per appassionati di sonorità morbide, ma di sostanza.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10