(Superstrong) Un’oscurità avvolgente, soffocante. La sensazione dell’abbandono totale. Viaggio alla deriva in un universo silenzioso, angosciante, tuttavia inquieto, elettrizzante, in tensione perpetua. Suoni che rapiscono, emozioni che annientano, un infinito orgasmo psicologico che a tratti è devastante, pericoloso, mortale. Le cinque tetre tracce di questo album rappresentano un puro viaggio in una dimensione che non si può misurare, capire, percepire, che non esiste. Rimangono solo emozioni allo stato puro, sangue che esce caldo, lentamente, da una ferita appena inferta. Gli attori di questo dramma psicologico sono due chitarristi francesi, solo due, uniti da una macchina, e da una voce. Generano una musica coinvolgente, che trascina lontano, abbandona ai confini del conosciuto, alle soglie dell’ignoto. Ricordano gli Isis,  ma hanno influenze che riportano ai Godflesh. Sono oppressivi ed oscuri. Industriali ma melodici. Dominano il suono e le sue vibrazioni. Sono gli artigiani della sensazione, della manipolazione della percezione umana. “Cosmogasm” è assolutamente infernale. Permette di entrare in questo mondo di deviazione che i Crown offrono, ipnotizzando con il ritmo dei loro slow tempos, delle loro sonorità evolute. La title track trasporta in un mondo pacifico, quasi mistico, un viaggio da un inferno ad un posto luminoso, idilliaco, per poi abbandonare l’ascoltatore in una nuova caduta verso gli inferi. Inferi dove gli incubi di “100 Ashes” prendono forma, dove il delicato equilibrio tra coscienza e prigionia in un mondo onirico perde consistenza, decade, muore. Pesantezza doom nella bellissima “Mare”, mentre la conclusiva “Orthodox” invita a percorrere una strada che inizia inquietante e decadente, per poi proseguire epica, sognante, ottimista. I Crown toccano nel profondo. Lasciano senza parole. Un eccellente esempio di malinconica oscurità trasformata in suono. I Crown sono l’arte della conversione del suono in emozioni.

(Luca Zakk) Voto:  8,5/10