(Funere) A tre anni da “Synaptic Veil” (recensione qui) torna la lacerante pesantezza dei romeni Descend into Despair, giunti ormai al un terzo capitolo, sempre capaci di materializzare un funeral doom possente, graffiante, ovviamente lento ma esaltato da indovinate e suggestive tastiere, oltre che dialoghi atmosferici, synth analogici, piano Rhodes, chitarra lapsteel, voci clean e qualche ipotesi di ugola femminile. Un’ora di musica scandita solamente da tre lunghissimi brani: bellissimo il titolo e le idee dal sapore gotico che si srotolano su “ensh[r]ine”. Doom funereo ma anche progressivo con le interessanti e cosmiche varianti di “antumbra”, mentre anche la conclusiva “dis[re]member“ vanta nuovamente un titolo intelligente, oltre che una teatralità intesa e molto corposa. Ossessioni umane ritratte con immagini di una bellezza ultraterrena. Un percorso meraviglioso verso l’incoronazione della disperazione, con un tripudio infinito di decadente malinconia.

(Luca Zakk) Voto: 8/10