(Cruz del Sur Music) I Dark Forest sono gli eredi del più puro e incontaminato heavy/epic britannico, quello che discende dai suoi lontanissimi progenitori Wishbone Ash e Uriah Heep, passa per l’influsso Sabbath facilmente riconoscibile in Pagan Altar e Solstice, e giunge fino ai nostri o a pochissimi altri (i Ty Morn, per esempio). Dopo il capolavoro “Dawn of Infinity”, che a giudizio di chi scrive gli inglesi non sono riusciti a replicare né con “The Awakening” né con “Beyond the Veil”, ecco il quinto album “Oak, Ash & Thorn”: l’ispirazione viene ancora dalla tradizione inglese medievale e moderna (i nostri stavolta si rifanno direttamente a Kipling), e stavolta sì, la truppa capitanata da Chris Hornton va vicina a sfornare il proprio capolavoro. “Wayfarer’s Eve” parte subito alla grande con tutti i trademark del sound: melodie pulite, con una radice folk, che generano un epic/power non guerresco ma evocativo, medievaleggiante, solare. Le chitarre vanno che è un piacere nelle scorribande di “Relics”; trascinante “Avalon rising”, un epos cristallino che ricorda quello di “Sons of England”, da “The Awakening”. La titletrack si prende quasi 12 minuti: si inizia con la sola voce di Josh Winnard, si prosegue con una solennità fluviale che naturalmente prevede anche un rallentamento acustico di grande effetto. Altro brano lungo e di spessore è “Eadric’s Return”, che contiene anche qualche passaggio di galoppante NWOBHM; il fiero strumentale “Heart of the Rose” chiude un disco evocativo e genuinamente britannico, al quale posso solo lamentare l’omogeneità di alcune strutture. Ma è il pelo nell’uovo: in ambito power metal, “Oak, Ash & Thorn” è un disco ispirato e vincente, che durerà nel tempo.

(René Urkus) Voto: 8,5/10