copdawnbringer(Profound Lore Records) Gli statunitensi Dawnbringer hanno una lunga carriera (“Night of the Hammer” è il sesto full-“length”) in quella regione di confine fra heavy metal, rock e doom che piace tanto ai defender, soprattutto quelli un po’ attempati: il loro disco riverbera dunque di molte influenze, soprattutto lontane nel tempo. “Alien” unisce una struttura heavy metal classica, con qualche venatura epica, a linee vocali caratteristiche di certo rock anni ’70, quello che si stava lentamente evolvendo nei primi embrioni di doom. Genuinamente sabbathiana “Nobody there”, mentre “Xiphias” mi ha fatto molto (ma molto) pensare al sound degli Uriah Heep. “Hands of Death” ha dei passaggi da jam session metà anni ’70; è la stessa atmosfera, senza tempo e a tratti lisergica, che si respira in “One-Eyed Sister”. “Damn you” è doom purissimo, ma con una stranissima coda (“Not your Night”) di due minuti di raw black metal! “Funeral Child” chiude il disco in velocità prima dell’atmosferica outro “Crawling off to die”. Niente di trascendentale, ma quaranta minuti di metal/rock di un certo spessore.

(René Urkus) Voto: 7/10