(Scarlet Records) Per essere una band nata come tributo di un’altra, i Deathless Legacy di strada ne hanno fatta tanta, tantissima. L’ultimo loro album, uscito nel 2018 (“Rituals of Black Magic”, recensione qui) era un portento di teatralità e magia nera ma questa pubblicazione speciale è una entità superiore, superlativa, che sposta in alto, molto più in alto, l’asticella… porta verso il limite successivo, alla dimensione a venire. “Saturnalia” è un solo brano di quasi 25 minuti che vuole essere, e lo è, una suite che accompagna un cortometraggio in (quasi) bianco e nero con le tinte seppia tipiche del cinema espressionista tedesco dei primi del 1900, ambientato in epoca romano (86 D.C.) trattanto una storia oscura che parla di schiavitù, morte, magia e superstizioni antiche legata ai Saturnali, le festività romane che si tenevano a dicembre, inizianti con grandi banchetti e sacrifici, caratterizzate dallo sconvolgimento dell’ordine sociale, con schiavi temporaneamente considerati uomini liberi permettendo loro di comportarsi come tali. La festa era altresì religiosa e puntava alla personificazione di divinità come Saturno o Plutone per la custodia delle anime dei defunti e la protezione dei raccolti. Su questa parentesi di storia romana, così in bilico tra spiritualità e carne, tra illusione e morte, i Deathless Legacy ci hanno costruito sopra un lavoro fenomenale, poderoso, coinvolgente, esprimendosi con classe ed eleganza ma anche con furia e violenza. “Saturnalia” apre trionfale ed epica, vira verso l’ignoto per poi infuriarsi avvicinandosi ad un death melodico incrociato con la maestria italiana per le colonne sonore dei film horror. Steva aggredisce il brano con furia superlativa ed una potenza vocale solitamente appartenente a certe band symphonic power nordiche. Dopo aver morso il collo del brano, Steva ci danza assieme, creando seduzione, suggestione, un erotismo che sfocia in un vampirismo maledetto, mentre la band progredisce con impeto, groove, progressione, intrecciandosi attraverso il racconto ed i dialoghi (che nel cortometraggio sono didascalici come in un film muto), accompagnando come una colonna sonora che va oltre la colonna sonora stessa… quasi come se il film fosse la dimensione visuale della sua colonna sonora, in un ciclo infinito, un Uroboro crudele, una ridondanza sovrannaturale trasudante mistero e magia. Steva con immenso stile accompagna questa rappresentazione audiovisiva con trionfale potenza, impeto, provocazione… l’attrice protagonista che narra la pellicola che allo stesso tempo interpreta, descrivendola ed esaltandola. Musicalmente il brano è sferzato da riff feroci che abbracciano tastiere poderose, sempre vagabondando tra power metal, horror metal, death metal, epic metal… con divagazioni micidiali verso il prog e ed evoluzioni che guardano in direzione del psichedelico, accentando con intensità la vicenda del protagonista Lucius. Ma Lucius chi era? Uno schiavo? Un eletto? Un predestinato? Un dio? Una release maestosa anche nei formati: CD, DVD, il libro della storia raccontata… e pure una edizione per collezionisti estremamente ricca, immensamente limitata… per pochi eletti. Pochi adepti. Per poche luci nel buio… nel nome di Laverna, per la missione che lei vuole affidare…

(Luca Zakk) Voto: 10/10