(Nuclear Blast Records) Se “Spiritual Genocide”, del 2012, ha ricevuto buoni consensi, come dimostra questa recensione, “Under Attack” del 2016 ha raffreddato almeno il sottoscritto (QUI recensito) e posto che la raccolta “Thrash Anthems II” è una compilation, del 2017, e ben apprezzata (QUI la recensione) per come i Destruction riverdiscono dei pezzi già editi, oggi “Born to Perish” un pochino tira le somme su questi ultimi anni della gloriosa band teutonica. Mike e Schmier, chitarra il primo e voce e basso il secondo, sono affiancati da Damir Eskić, chitarrista arrivato da non molto tempo, e il sempre ottimo Randy Black, ex Annihilator e W.A.S.P., alla batteria. Dunque un complesso musicale che espone solo una metà degli elementi storici, mentre l’altra vede musicisti comunque di spessore, perché anche il nuovo chitarrista solista alla fine mette in mostra una buona dose di tecnica e fantasia affatto trascurabili, soprattutto nei solo. Eppure i Destruction continuano ad essere lontani dal proprio sound degli albori, una conseguenza ben comprensibile questa dopo trentasette anni di carriera. Oggi i Destruction sono del thrash metal forse non granitico e spesso aderente alle ambientazioni del genere ma nello stile della Bay Area. Dieci canzoni ben arrangiate, pulite nelle rifiniture e in certi casi anche distanti dall’identità della band, nota per essere sfrontata e nervosa, irruenta nel proprio stile. Tant’è che i Destruction sono considerati tra i più importanti ‘suggeritori’ del black metal, invece ora loro per quanto siano muscolari, mostrano un modo molto pulito e ordinato di suonare. Un aspetto che abbatte lo stile proprio dei Destruction, donando però ai tedeschi una chiarezza superiore e anche nelle solite fasi veloci. Il tempo e la maturità, oltre che a un ricambio nella formazione che ingloba esperienza e stile proprio, insieme a del ‘sangue fresco’ per il songwriting, creano una band non più rivoluzionaria, ma quanto meno altamente espressiva del thrash metal.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10