copdevilment(Nuclear Blast Records) Secondo capitolo, seconda prova. Ora non è più un side-project, un giochino per il tempo libero, ma una vera band che vede come front man Mr. Dani Filth. Ma vediamo di riepilogare: i Devilment sono una entità nata nel 2011 e la storia racconta più o meno che c’era un’idea di Daniel Finch (il membro originale e fondatore) la quale, però, non decollava; mancava un vocalist adatto per esempio. Dani, tra “Manticore…” (album dei Cradle of Filth) e altre cose, vista l’amicizia con l’altro Dani… ci dedica del tempo e registrano qualcosa. Qualcosa che scotta. Qualcosa che diventa veramente interessante, tanto che lo stesso Dani dichiarò “Quando sentii cosa Dan Finch stava facendo, ho dovuto piantarci dentro anche le mie unghie. C’era quel suono unico, pesante ma inquietante, incredibilmente groovy. Tutto ad un tratto mi sono reso conto di dove avrei potuto portare questa bestia!”. Trovarono altra gente, tra questi la bravissima tastierista e voce femminile Lauren Francis, poi debuttarono con il favoloso “The Great And Secret Show” (recensione qui) nel 2014 sempre in casa Nuclear Blast e se ne andarono in tour aprendo per i Lacuna Coil. Finito il tour, in piena ascesa di questa “bestia”, il membro fondatore se ne va… con motivazioni tipiche da cartella stampa, quelle che suonano vere come le parole di Pinocchio, alle quali ovviamente io non ho mai creduto: hai un’idea, trovi il partner giusto (Dani), la porti in Nuclear (non un’etichetta underground), la metti su un disco che ti fa girare l’Europa… e te che fai? Te ne vai? Ma sei scemo? Suvvia, diciamocelo, Dani Filth non deve essere uno facile. Basta guardare la storia dei Cradle of Filth per capire che deve essere un bel cazzo di dittatore, oltre che grande artista capace di attirare fama e successo. Questo nuovo album, quindi, non è la “cosa Dan Finch stava facendo”, ovvero quella roba innovativa e potentissima che attirò il Filth e che generò il debutto. Questo è un album di Dani Filth ovvero di un personaggio eccentrico e geniale che da 25 anni è l’amministratore delegato con poteri illimitati dei Cradle Of Filth. Senza pensare a questo monopolio, a questa egemonia, al primo ascolto mi aspettavo cose strane, una sorpresa, un pugno in faccia…cioè quello che successe con “The Great And Secret Show”, tanto che all’epoca ne descrissi il suono come “un po’ di Cradle Of Filth, ma senza il black, senza la sinfonica. Un po’ di horror metal… Rob Zombie, Alice Cooper. Un pizzico di industriale, ed una sequenza massacrante di randellate sulle vertebre”. Invece questo “The Mephisto Waltzes” è molto Cradle Of Filth. Punto e basta. Manca tutto il resto, Anzi, forse è quasi il miglior e più rivoluzionario album dei Cradle of Filth dai tempi di “Godspeed…”, con il fatto che questi non sono i Cradle, e nemmeno i Devilment innovativi del 2014. Premesso tutto questo, il disco è estremamente piacevole, e la vera differenza rispetto al sound dei Cradle è che qui ci trovo molto più groove, molta più ritmica da headbang e un confezionamento più appetibile, più accessibile ad un pubblico meno elitario. “Judas Stein” apre con cattiveria ed un ritornello catchy. Ma per avere qualcosa di veramente tosto bisogno passare alla seconda traccia, “Hitchcock Blonde”, un brano con un pulsazione devastante nel quale emerge anche l’ottima voce di Lauren, con le keys che generano quel loop ossessivo irresistibile. “Under The Thunder” è graffiante, con un ottimo duetto delle due voci, mentre l’oscurità decadente di “Full Dark, No Stars” è esaltante. Bella e sensuale “Life Is What You Keep from the Reaper”, coinvolgente e atmosferica “Dea Della Morte”, mentre “Entangled In Our Pride” suona molto a hit alla Cradle, tipo “Nymphetamine”. Vedete, il vero problema di questo ottimo e molto valido album, questo “II – The Mephisto Waltzes”, è che non si avvicina minimamente ai livelli, o a cosa rappresentò, il suo predecessore. Per quanto sia ben fatto, composto (comunque senza stranezze, tempi dispari o deviazioni progressive), suonato e registrato, per quanto le performance vocali siano veramente di qualità, non c’è nulla che si avvicini a meno di un parsec da brani come “Even Your Blood Groups Reject Me”, “Girl From Mystery Island”, “Mother Kali” e “Sanity Takes a (Perfect) Zero”, i quali sono scalfiti per l’eternità nella mia copia in vinile del debutto, che conservo con cura e gelosia. Preso da solo, ignorando la storia, è un ottimo disco, pieno di quella poetica marcia malvagità tipica del Filth. Ma non c’è nulla di nuovo o sconvolgente. E le ragioni, secondo me, le ho scritte qualche riga fa.

(Luca Zakk) Voto: 6,5/10