(Pure Steel Publishing) Mentre il debut “Stare Gledzby” aveva numerosi elementi per incuriosire e convincere l’ascoltatore, mi sembra che il terzo album dei Diabol Boruta, “Czary”, sia meno incisivo; nel mezzo un disco che mi sono perso, “Widziadla”. L’eastern Europe folk metal dei polacchi non è più una novità ormai, e c’è qualche difetto… Incalzante la titletrack (il cui titolo significa ‘Stregoneria’), ma forse fornita di una linea vocale troppo semplice e cantilenante; sarà il principale problema del disco, perché anche l’oscura e ritmata “Golem” soffre dello stesso difetto, e “Duch Wiatru” (‘Spirito del Vento’) finisce per essere monocorde. Gli elementi folk disseminati in “Zaklęcie” (‘Incantesimo’) e soprattutto nell’inquietante “Królestwo nie niebieskie” (presente anche con testo in inglese, come “Kingdom of no Heaven”) sono invece più intriganti; rabbia e velocità in “Niewolnik”, brano che alterna suoni quasi gotici con sfuriate quasi extreme (c’è anche la versione inglese, “Slave”). “Czary” finisce per soddisfare a metà, fra passaggi più riusciti ed altri meno graffianti.

(René Urkus) Voto: 6,5/10