(Dark Descent Records) Un sound cupo e marcescente, creato grazie ad un drumming robusto e insistente. Le chitarre sono dei machete affilati, tagliano e spaccano ogni cosa, in questo scenario che puzza di morte e sepolture. C’è da prestare molta attenzione a questo lavoro dei Father Befouled, per riuscire a farlo diventare proprio, già dopo le prime due canzoni c’è un che di stantio e immondo, ma a furia di calarsi in questo inferno sonoro ecco spuntare una serie di limature interessanti che brillano in questo death metal dall’avvincente tocco old style. Ghoat (noto per i suoi lavori con gli Encoffination) ha un growling ombroso, un gorgoglio tenebroso e che ben si sposa con il grigiore di questo death metal serrato e spinto, il quale ricorda le prime idee degli Obituary. Accelerano, rallentano, ci danno dentro con la forza oppure con qualche colpo di fino, ma alla fine il rancido sound ricopre l’anima dell’ascoltatore senza dargli tregua. Sconfinano addirittura nel doom in qualche passaggio, vedi “Devourment Piety” o nella spettrale  “Triumvirate of Liturgical Desecration”, ma tanto per fare un po’ di scena e dare ancora qualche metro di profondità a quella cripta di suoni che è “Revulsion of Serpahic Grace”. I Father Befouled mettono in scena una decadenza unica, ingrigendo il proprio death metal.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10