(Spinefarm Records) E coerenza sia, perché l’uomo anche sbagliando può sempre avere una propria opinione. L’uomo che scrive tempo fa tacciò i Ghost come una delle tante novità che giocando al mistero, al nascondere l’identità e suonando qualcosa di rétro con fare contemporaneo, puntava come giusto che fosse al successo attraverso lo spettacolo. Qualcosa però cambiò, in questa opinione il 2 febbraio del 2016, quando visti in un concerto sold out che aveva certamente lusingato la band che ringraziò a più riprese la platea, i Ghost si mostrarono come una formazione concreta e valida. L’ottimo cantato di Papa Emeritus, adesso in versione zero, anzi ora è Cardinal Copia, allora era in versione III°, sbocciava rigoglioso, sublime di tonalità fluenti e appassionate. Preciso e professionale, soprattutto. Una scenografia e un’atmosfera al pari di una cattedrale post moderna, chitarre fluorescenti, forti nelle parti ritmiche, intense in quelle soliste. A contorno una base ritmica robusta e concreta, svolazzi di organo e tastiere che sommavano al tutto l’alone occult, old rock e via dicendo. I Ghost come sanno piacere, a tutti. Giovani e meno giovani, a metallari, rockettari e amanti della pop music. Quella sera il fantasma si mostrò nella sua realtà e nei suoi sentimenti, come nella versione acustica di “If You Have Ghosts” di Roky Erickson eseguita proprio per il pubblico. Tre anni dall’album “Meliora”, un EP, formato caro alla band, e ora “Prequelle” che scava all’interno di quell’alone horror romantico. Le atmosfere lugubri sono stemperate, mai eccessive. Anzi, gli stessi titoli dei pezzi potrebbero far pensare a qualcosa di altamente gotico in “Prequelle”, ma non è così. “Rats”, “Miasma”, “Dance Macabre” sono molto più concilianti di quanto si possa credere. La voce perfetta di Tobias ‘Papa Emeritus’ Forge, un comparto riff che sa aumentare la potenza oppure mettersi al servizio dell’economia dei pezzi, peccando pure di adombrarsi in alcune situazioni, come “See the Light”. Gli Abba esistono e sopravvivono in giro, popolando come fantasmi un maniero dalle vetrate colorate. Sfumature, presenze, echi si mischiano in questo rock appena hard rock, con ritornelli che attecchiscono sistematicamente. Tuttavia… la cosa migliore che si ascolta in questo album è “Miasma”: brano strumentale, c’è un sassofono, c’è un’atmosfera che ricorda le strumentali di band AOR e rock degli anni ’80, con un incipit dove il synth ti svela la PFM, ed è qualcosa di veramente bello. Il prog italiano è da sempre un altro punto fermo dei Ghost. Nell’album compare anche un’altra e meno riuscita strumentale, “Helvetesfonster”. “Life Eternal” non sarebbe neppure diversa da altre composizioni ‘strappacuore’ presentate in passato, ma sfidare che non verrà gettonata dai fans risulta difficile. In fatto di pathos e dramma “Pro Memoria” e il suo protagonista, Lucifero, non hanno rivali perché qui il songwriting è molto più sciolto, riuscito anche per la vocalità di Cardinal Copia e dell’indovinato motivo portante. I Ghost presentano delle canzoni vere e in questo la band ha da sempre un punto di forza. “Prequelle” presenta la copertina migliore di sempre, che saccheggia Hieronymus Bosch, e un songwriting tra i migliori degli svedesi mascherati.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10