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(Constellation) L’amalgama sonoro di “Asunder, Sweet and Other Distress” nasce con modalità non dissimili dai precedenti album dei Godspeed You! Black Emperor. L’approccio dei canadesi è quello solito. Un album dei GY!BE va affrontato con distensione dei nervi, inseguendo la musica come in una passeggiata nella quale il resto non è ammesso. Il senso del post-rock dei canadesi (si perdoni l’uso di questa etichetta, quando ormai ai molti suona banale e riduttiva) è nella libertà della forma e di espressione della propria materia sonora. Un principio che è alla base di molte band, certo, ma nei GY!BE questo aspetto è dannatamente fondamentale, perché loro sono incollati al proprio modo di essere e comporre che si ripete da sempre. Apprezzabile una maggiore quadratura delle melodie e sequenza delle parti in questo album, come un fluire più ordinato anche nelle tipiche atmosfere struggenti, epocali e cinematografiche che hanno creato la solida reputazione di questa vera e propria orchestra. Forse meno rarefazione dei suoni e contemporaneamente un ordine più costruito. Un logica più tangibile. La ripresa poi di una vecchia suite spesso suonata dal vivo, “Behemoth”, segna definitivamente il ritorno dopo alcuni anni di pausa dalle scene. L’approccio di chi scrive nei confronti di “Asunder, Sweet and Other Distress” è stato particolare. Un pezzo ascoltato in streaming tempo fa, poi l’assistere di un concerto dei GY!BE e all’uscita l’acquisto dell’album allo stand del merchandising. Un percorso all’incontrario, ma non errato e comunque utile a comprendere la capacità di eseguire questi pezzi e l’intera costruzione che c’è dietro, la quale non sembra qualcosa di complesso: i GY!BE sono in otto, ma quelle cose in studio potrebbero suonarle anche con la metà degli effettivi, il punto però è produrre alla fine qualcosa per cui ne valga la pena. Qualcosa che tocchi ancora una volta i sensi dei tanti e fidati ascoltatori del complesso canadese.

(Alberto Vitale) voto: 7,5/10