(Necronome Productions) Fa piacere constatare come il ritorno in auge del death metal classico abbia fornito la possibilità a molte giovani band dedite al genere di mettersi in luce con ottimi lavori. Insieme al thrash, il death metal è uno dei pochi generi in grado di unire i capiscuola con le nuove leve, mettendo d’accordo metallari attempati ed adolescenti. Un esempio di quanto ho appena detto è rappresentato dai Gravewards, band ellenica formatasi solo un paio di anni fa, ma in grado di convincere tutti coloro che sono cresciuti ascoltando Autopsy, Death, Bolt Thrower, Obituary e Benediction. L’ispirazione verso questi mostri sacri appare palese, eppure la formazione greca evita l’effetto copia/incolla mescolando le influenze con personalità ed arricchendo il tutto con improvvisi stacchi thrash metal che squarciano il wall of sound eretto. “Casket Entrapment” parte con un riff lento ed epico che riconduce subito ai Bolt Thrower. La voce di Nikos è brutale, perfida e maligna, una via di mezzo tra Chris Reifert e Tom Warrior. Verso la fine il pezzo accelera, pur mantenendo una velocità moderata ed una pesantezza considerevole. La title track è ricca di cambi di tempo, con la chitarra che si inoltra in riffs intricati ben sostenuti da un basso corposo ed incisivo. “Crawling Chaos” alterna sapientemente ritmiche pachidermiche che schiacciano il malcapitato ascoltatore a furiosi attacchi dominati dalla doppia cassa. Un breve solo di basso nella parte centrale introduce una trama ritmica degna dei migliori Death, prima di lanciarsi nella parte finale, nella quale Autopsy e Benediction salgono in cattedra. “Deathwomb Incubation” è il brano più brutale dei quattro, dominato da un drumming veloce ed ossessivo e da riffs ai limiti del black metal, che si alternano a partiture più ragionate ed in linea con i pezzi precedenti. Un lavoro che dimostra come il death metal goda tuttora di buona salute grazie a band come Gravewards, in grado di tenerne accesa la fiamma.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10