copGREYWIDOW(autoproduzione) Putrefazione e malattia che discendono, letali, dal Regno Unito. Debutto lacerante, massacrante di questa band messa in piedi da ex membri di Dopefight,Parole, ed altri act. Il territorio è sludge estremo e doom allucinato. Suoni mostruosamente cupi, malvagiamente lenti, sovrastati da linee vocali deviate, infernali, soffocanti. Album sostanzialmente votato ad una inquietante struttura anonima: il titolo è un laconico “I”, il primo. Le tracce, sono otto, ed anch’esse sono titolate con il numero romano che le identifica. Dopo una opprimente copertina in bianco e nero (nel senso stretto della definizione), apre “I” e mette in evidenza il marciume sonoro costruito dai Grey Widow, i quali nonostante il genere riescono a creare sonorità definite, pulite, taglienti anche se perfettamente in linea con i canoni proposti. Particolarmente riuscita “V”, la quale inserisce tra i suoni cupi un briciolo di melodia sotto forma di ritmica molto più cadenzata e meno ipnotica. “VII” ha un qualcosa di tribale, e non nega spazio a certi tempi più accelerati che riportano le sonorità su concetti punk. Risulta infine estremamente fumosa “VIII”, anch’essa con vocals soffocanti, ed una lunghezza imponente (ben oltre i nove minuti, il pezzo più lungo). Un debutto interessante, che offre sonorità estreme, vocals immonde, ed una pesantezza che va oltre il semplice doom. Se si volesse dare una definizione a questo genere, si potrebbe parlare di un black con varianti industrial inserito in un doom/sludge. La cosa fantastica è la pulizia del suono, la quale rende questi cinquantasette minuti estremamente efficaci, devastanti, mortali.

(Luca Zakk) Voto: 7/10