copGrorr(Vicisolum Productions) Tornano con il terzo imponente lavoro i maestri francesi dei concept albums. Impegnati fino ad un livello che definirei perverso nel concetto che sta dietro ogni loro disco, sono sempre riusciti a dare vita a storie o fiabe che si spingono fino all’assurdo, come con il precedente disco, dove si parla della sociale della vita delle formiche. L’aspetto sociale li ha sempre infatti attratti, e grazie al loro impegno nel creare -prima della musica- un copione sul quale poi costruire in chiave death metal ultra tecnico la colonna sonora, questa volta si spingono oltre, tornando alla dimensione umana e prendendo un esplicito e geniale spunto da un’opera del poeta inglese Wystan Hugh Auden: “Il cittadino sconosciuto”. Poesia geniale, del filone distopico, descrive una vita qualsiasi, analizzandone gli aspetti, cercando di capire cosa sia spontaneo e cosa sia imposto dal sistema. Alla fine la domanda assoluta: il protagonista era libero? Era felice? Nel caso di “The Unknown Citizen” (l’album ha lo stesso titolo della poesia originale) i personaggi sono tre e per ciascuno viene descritta una breve trilogia, tre capitoli essenziali di queste singole vite. I personaggi scelti sono contrastanti tra di loro: Il combattente (reale o figurato?). Il lavoratore, obbediente, costretto, un po’ sognatore. Ed infine il sognatore vero e proprio, forse l’artista, forse il poeta, forse quello unico, diverso, solo, lontano dalle regole imposte della società; forse quello libero. Forse l’infelice. L’album scorre con intensità: ci sono frequentissime varianti di idee, suoni, strumenti. Anche le linee vocali non sono fedeli al growl, ma spaziano su ampi territori, sempre alla ricerca della massimizzazione del concetto esposto in ogni sezione, in ogni capitolo, in ogni istante della storia. Trionfale ed aggressiva “The Fighter – Pandemonium”, pezzo che si evolve in un aspetto sinfonico veramente molto coinvolgente. Melodia e sinfonia si estendono sulla successiva “The Fighter – Facing Myself”, dove le parti vocali diventano meno violente, generando una interessante attesa del capitolo conclusivo, ovvero l’accattivante “The Fighter – Oblivion”, pezzo ricco di groove, melodia e visione introspettiva, quasi ad evidenziare l’epilogo della storia. Si arriva al death metal sinfonico, ma anche vagamente industriale con “The Worker – Don’t try to fight…” e “The Worker – You Know You’re Trapped…”. La tecnica in queste canzoni è ricercatissima, ogni strumento è una potenza, specialmente il basso che si esibisce su linee caldissime ed elaborate. “The Worker – But Still Hope…” apre quasi in clima new wave, mentre il death metal cresce poderoso e ancora una volta gli strumenti ritmici (batteria e basso in particolare) offrono una ulteriore dimensione di goduria sonora. Calda e attraente, grazie anche agli strumenti e alla impostazione orientale, la prima traccia della terza storia, ovvero “The Dreamer – Unique”: ancora una volta basso poderoso (stupendo lo slap sotto alla devastante chitarra). Il sogno, l’ampiezza spazio temporale continuano sulla seguente “The Dreamer – A New Circle”, pezzo che integra parti vocali calde, intense, coinvolgenti. La conclusiva “The Dreamer – Alone At Last” è un abbinamento tra potenza, groove e assoluta pazzia sonora, dove la band integra con gran risultato un po’ tutto quello che gli passa dalla testa, toccando il psichedelico, transitando su accenti noise, generando una esperienza unica, sempre sottolineata da musicisti veramente molto in gamba. Un album cinematografico senza deviare troppo sull’astratto, senza cercare l’ovvio l’ambient. Un album impattante e devastante, senza deviare sulle cose generiche, scontate, già dette, già suonate. Una miscela esplosiva di atmosfera, percorso emotivo, calore, sensazioni, brutalità e violenza. Geniali!

(Luca Zakk) Voto: 9/10