(Dark Essence Records) Alle porte del trentesimo anno di attività, i leggendari Helheim firmano l’undicesimo patto. Band mitica, solida, con una line up quasi invariata in tutti questi tre decenni. Quando si suona da così tanto tempo, quando una band è così solidamente unita, sono solo due le strade possibili; la prima, la più ovvia e facile, è continuare a suonare la stessa musica, ripetendosi all’infinito nel nome di un marchio ben stabilito, di un pubblico fedele. La seconda strada è molto più ardua, è quella intrapresa dal gruppo di Bergen che attorno al concetto black/viking ha scritto svariate pagine di storia della musica, continuando a reinventarsi, sfidando la sorte, soddisfacendo una sete artistica implacabile e mai uguale, sempre impegnata in una carnale ricerca di nuovi panorami, nuovi sfoghi, nuove forme espressive. Ogni loro album, infatti, offre qualcosa di nuovo, non cerca mai di essere ‘un altro album come il precedente’, anzi, la tendenza è proprio evitare di cadere in quel circolo vizioso di ripetizione stilistica ad oltranza. Oltre a cercare sempre un’evoluzione, il quartetto è così identificativo che, nel caso sia necessario uno spunto dal passato, loro riescono ad auto ispirarsi, attingendo dal loro repertorio, rimescolando le carte, offrendo un qualcosa che ancora una volta appare totalmente nuovo e travolgente. È il caso di questo nuovo “WoduridaR”, il quale è forse sia transitorio che definitivo, in quando prende la ferocia di un tempo, quella di “Jormundgand”, quella che in forma diversa emerge anche nel più recente “LandawarijaR”, e la fonde con quella visione più introspettiva ed atmosferica che troviamo per esempio nell’ultimo “Rignir” (recensione qui) e comunque nell’altra faccia che lo stesso “LandawarijaR” mostrò nel 2017. “Vilje av stål” è geniale con la sua apertura lo-fi, prima di esplodere in un suono moderno… ma pregno di malvagità antica, viscerale, selvaggia, black metal furibondo, tecnico, dissonante, in un crescendo trasudante groove che lascia posto alle evocative vocals clean, mentre il growl sferza con violenza, come un tuono che squarcia un cielo plumbeo… verso un finale farcito di ottimi assoli e quel sentore epico, glorioso, tipico degli Helheim. Contorta “Forrang for fiender”: quelle vocals epiche che volano oltre le vette si alternano ad un black selvaggio ma dannatamente ricercato, tecnico, pungente. La title track è rocambolesca, vorticosa, impetuosa, black lacerante coronato da un ritornello semplicemente superlativo. Intima prima, brutale poi “Åndsfilosofen”, canzone che segue un percorso tortuoso, costellato da vocals epiche, riff taglienti, fino a quel momento trionfale che libera il mid tempo definitivo, pregno di oscurità, incalzato da linee di basso calde e melodie capaci di materializzare una dimensione onirica dalla quale è impossibile sfuggire. Vibrazioni intense con “Ni s soli sot”, con quella evoluzione progressiva, quella chitarra solista glaciale. Ancora furia mescolata a tendenze leggendarie con “Litil vis madr”, mentre “Tankesmed” scatena pulsazioni tali che la rendono la traccia necessaria in ogni live set futuro, con quella seconda parte ultra tecnica, ricca di melodia, di musica, di chitarre che inseguono un clean singing quasi misterioso. In chiusura la lunghissima “Det kommer i bølger”, oltre dodici minuti dominati da arpeggi, da tremolo, da ritmiche avvolgenti, clean vocals che portano con loro la sofferenza di una vita intera, di inverni assassini, di spade desiderose di sangue. “Hazard”, bonus del vinile, offre atmosfera in un contesto quasi goth rock, lontano dal black, lontano dalle altre otto tracce, confermando la creatività estremamente eclettica della band norvegese. “WoduridaR”, il cavaliere selvaggio, una connessione diretta con le divinità, con la spiritualità norrena, con una tradizione ricca di fascino e mistero. “WoduridaR” è quindi metal, è black metal, è viking metal… ma è anche infinitamente melodico, deliziosamente progressivo, molto suggestivo, violentemente aggressivo, forgiato da riff maestosi ed aperture atmosferiche sognanti, una fusione stilistica che abbraccia molteplici varianti del black metal e che arriva a distillare un unico e pregiato liquore, con un gusto personale e di nicchia, pur essendo più black metal che mai… arrivando quasi riscrivendo la definizione stessa del genere. Un album nel quale immergersi, con il quale innalzare la propria spiritualità; un album con il quale sognare, con il quale combattere. Con il quale prosperare.

(Luca Zakk) Voto: 10/10