(Hellthrashers Productions) Terzo album per questa cattiva e infernale blackened death metal band polacca. Conterranei dei Behemoth anche nell’attitudine, la loro personale ferocia comunque non viene meno e si presenta nei nove pezzi senza freni. “Red Limitations” è la tempesta che accoglie l’ingresso in questa dimensione atroce e perfida. Segue “Apostle of Plague”, la canzone si comporta come la precedente, mentre è “Deathlike Cold” ha proporre qualche frattura ai blast beat d’ordinanza. Fino a questo momento le melodie sono estremamente torbide, come la descrizione di un girone dei dannati. Solo “Hinterland” offre una sostanziale diversità stilistica. Il tono è dimesso, le sole chitarre che arpeggiano con lentezza una melodia sinistra e lacerante, il drumming compare come a scandire un funerale e il basso che brontola sommesso. “Hinterland” ha qualcosa degli Slayer e delle loro tipiche sospensioni alle furiose cavalcate. Altra frattura nel flusso apocalittico di questo sound è “Total of I”, marcia in low tempo, andatura da cerimonia funebre. L’atmosfera atroce e il cantato demoniaco di Void (anche chitarrista) danno un certo fascino a questo album. magari qualche variazione tematica in più non avrebbe guastato nelle canzoni, ma questi sono gli Hell United. Prendere o lasciare.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10