(Century Media) Ottimo ritorno per gli Iced Earth, una delle realtà più importanti del power metal americano, giunta al dodicesimo album. Un lavoro che segna una rinascita della band, dopo alcune prove opache in seguito alla fuoriuscita del dotato singer Matthew Barlow. I tempi dei due capolavori “The Dark Saga” e “Something Wicked This Way Comes” sono piuttosto lontani, ma “Incorruptible sancisce il ritorno a quel tipo di sonorità, portando a termine il processo di avvicinamento ad esse iniziato con i precedenti “Dystopia” e “Plagues Of Babylon”. Notevole la prova dell’ex White Wizzard Jake Dreyer, in grado di impreziosire con ottimi assoli le poderose ritmiche del leader Jon Schaffer, mentre Stu Block si conferma essere un singer di razza, grazie ad un’impostazione vocale che risulta essere la perfetta sintesi tra la potenza di Matthew Barlow e l’estensione di Tim “Ripper” Owens, senza comunque scimmiottare gli illustri predecessori. “Great Heathen Army” mette subito in mostra tutte le caratteristiche della band: riffing secco, grandi assoli melodici e linee vocali coinvolgenti; tutto quello che un fan può volere dagli Iced Earth lo trova in questo pezzo. “Black Flag” è epica e battagliera, ottima sintesi tra Manowar e Running Wild. “Raven Wijng” è una power ballad, aperta da oscuri arpeggi, che si evolvono in riffs cadenzati, accompagnati da un suggestivo tappeto di tastiere. “Ghost Dance (Awaken The Ancestors)” è un lungo strumentale, ricco di cambi di tempo, con un buon bilanciamento tra riffs corposi ed ottime melodie. Un album che segna un ritorno ad alti livelli, riconsegnandoci una band coesa, arrabbiata ed ispirata come ai bei tempi.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10