(Black Widow Records) Sono passati ben oltre 20 anni dal debutto degli italiani Il Segno Del Comando, capitanati dal maestro Banchero. Oltre due decenni di tenebrose divagazioni occulte in chiave deliziosamente doom e, soprattuto, prog. Ascoltare la musica de Il Segno Del Comando porta ad uno stato d’animo inquietante, riflessivo, funereo ma anche meravigliosamente suggestivo, seguendone le tetre divagazioni ecclesiastiche degli organi, la maestose, corpose, prepotenti e dinamiche linee di basso… l’occasionale incantevole mellotron, il provocante sassofono… le melodie maestose, i brani cantati che poi si lasciano andare a pure teorie musicali contorte, senza inizio, senza fine, un dedalo diabolico di suoni perfettamente incastrati, un sentiero senza punto di partenza, senza traguardo, infinito, un sentiero lungo il quale mai ci si stanca, mai si sente la sete… continuando, camminando, passo dopo passo, emozione dopo emozione. In tutti questi anni la band genovese ha sempre navigato in avanti, album dopo album, concerto dopo concerto, anche quando i venti erano contrari ed i mari tempestosi, con avvicendamenti vari, sempre attorno al bassista mastermind. Ma è questo album che ha varato questo diabolico vascello capitanato da esseri innaturali, con vele gonfie di venti sulfurei e malati e con la dissacrante voce di Mercy (il quale è rimasto con la band fino al secondo album). Poesia maledetta con la title track, un brano che sfiora il metal degli Iron Maiden in un contesto progressivo delizioso. Contorta e sognante “Messaggero di Pietra”, varco verso altre dimensioni con l’atmosfera di “Ritratto di Donna Velata (Lord Byron’s Night Promenade)”. Si perde il senno con “Missa Nigra”, si esce da questa galassia con “La Taverna dell’Angelo”, forse in un altro veliero capitanato da Dave Brock, mentre qualche immondo sacerdote benedisce la liturgia dell’originale conclusiva “Ghost Lovers in Villa Piuma”. Prog. Doom. Metal. Blues. Jazz. Neo progressive, progressive settantiano, progressive futuristico ma anche ancestrale, profondo e cinematografico. Questo disco è il punto di inizio. Il punto zero. Successivamente ne vennero altri, con in mezzo anche una pausa artistica non indifferente: “Der Golem”, “Il Volto Verde”… fino al più recente “L’Incanto Dello Zero” (recensione qui) ispirato al libro “Lo Zero Incantatore” di Cristian Raimondi. Ma ormai il libro sacro è stato scritto e loro, il Segno del Comando, sono ormai una entità ultraterrena, un prodigio di magia nera, un bagliore privo di luce che brilla nella nera notte, con sensualità, con depravazione sonora e concettuale, con esaltazione di inferi e lati proibiti della mente e della cultura umana. Una reissue/remaster meritata, dovuta, essenziale la quale, oltre a riportare in vita catacombe lontane diversi lustri, regala l’incantesimo di un nuovo micidiale brano dal titolo assolutamente simbolico: “Magia Postuma”!

(Luca Zakk) Voto: 9/10