(Autoproduzione) Gli Ilium sono (o forse erano) una delle band più strane del panorama power. Ricordo ancora la doppietta dei loro primi due dischi, “Sirens of the Styx” (da quel che leggo, risuonato e ripubblicato nel 2017) e “Permian Dusk”, condizionati entrambi (nel bene e nel male) da un sound power/prog originale, a volte quasi grottesco, e da due booklet sottilmente inquietanti. Ritrovo oggi la band per caso, al settimo album, completamente ‘normalizzata’ (a parte l’ancora ansiogena copertina). Al di là del singolare titolo, “Imbecylum” presenta infatti un classico e squillante power in doppia cassa, con un feeling scandinavo (ma già usato da band australiane in passato, come gli storici IronWare o i Dungeon – non per caso, il guest singer su tutto il disco è Lord Tim). Frenesia dai toni talora prog nella lanciatissima titletrack, mentre “Haunted by the Ghost of me” sconfina quasi nell’hard rock patinato stile Altaria! Echi quasi di Dragonforce nei solos velocissimi di “Messiah for the Broken”, poi con la lunga “Harlequin Tree” la band finalmente varia un po’ le carte, spaziando da sentori gothic ad altri prog-eggianti, e cambiando più volte direzione nel corso del brano, spiazzando (in senso positivo!) l’ascoltatore. È una singola fiammata: con “Uncle Rupert’s Puppet Show” siamo dalle parti degli ultimi Sonata Arctica, la iper-melodica “Question Air” ha addirittura un passaggio da symphonic power alla Rhapsody of Fire! “Carcinogeist” finisce così per essere un ‘normale’ album power metal; nulla di male in questo, ma la band, per quanto strampalata e imprevedibile, in principio sembrava poter dare molto di più.

(René Urkus) Voto: 7/10