copILL_OMEN(Nuclear War Now! Productions) Puro orrore dall’Australia. One man band impegnata in un fumoso e decadente black metal, spesso lento, angosciante, ai confini del doom più letale e velenoso. Questo EP ha subito un parto travagliato: registrazione economica -un po’ digitale, un po’ analogica- nel 2012, per poi diventare una limitatissima stampa su cassetta (solo 50!) nel 2013. Ma ora, grazie alla Nuclear War Now!, questa chicca inneggiante alla morte trova la perfetta destinazione, la nuova reincarnazione, su sensuale vinile ovvero il supporto perfetto per diffondere il concetto alla base del lavoro: la morte assoluta, sia carnale che spirituale. Quattro le tracce presenti, tutte malvagiamente lunghe (da oltre 8 a oltre 10 minuti ciascuna): tutte fumose, crudeli, estreme non nei ritmi ma nei contenuti soffocanti, maleodoranti, privi di qualsivoglia barlume di luce, di respiro, di vita. La registrazione originale è sicuramente stata rielaborata, ma l’intero EP mantiene quel feeling dannatamente underground, con un drumming offuscato, strumenti confusi, tranne le marziali keyboards e la voce decadente, un growl appartenente ad un essere in fin di vita e perfettamente cosciente di essere vicino all’esalare l’ultimo faticoso respiro. Fantastica la componente offerta dalle tastiere, capaci di rendere l’atmosfera funerea un assoluto viaggio attraverso cimiteri, terribili liturgie, oscure litanie, rituali terminali senza speranza, senza futuro. Trionfo della fine con “The Summon… (Ominous Chants of Archaic Tongue)”, mentre una maggiore componente crudele emerge con l’ottima “Subterranean Litany (Of Shadows Endless)”, una traccia con chitarre in tremolo assolutamente prive di pietà, annegate in una atmosfera funerea semplicemente meravigliosa. Riff più energetici su “Vociferous Weight of the Silenced (The Great Lake of Sorrow)”, mantengono comunque invariata la rotta verso la decadenza assoluta. La conclusiva “Elegy Beneath the Abhorrent Name; For It Is Holy… (Crucifixion, Wound over Wound)“, esalta al massimo il concept e già dal titolo viene messa in evidenza una dissacrante esaltazione della fine completa, dove la vita ultraterrena è una presa in giro, la morte è potere dominante e la sofferenza è il suo canale predominante. È fantastico che una opera così underground abbia trovato un valido canale per tornare in risalto, tornare visibile: una profezia oscura, un cammino senza speranza che esalta i concetti più gloriosi della fine della carne, della decadenza dell’io e forse del black metal stesso.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10