copinnershrine(Bakerteam Records) Band interessante, gli Inner Shrine. Ricordo ancora il loro debut, che acquistai ormai quindici anni fa (!) assieme a “Champion Eternal” dei Domine (uscivano entrambi per la Dragonheart): il death cupo degli esordi ha lasciato il posto a uno space/post metal con diverse puntate nell’estremo e comunque un grande tasso di originalità. “Black Universe”, infatti, ha dei toni che definirei symphonic black senza messe misure: le voci filtrate, la strumentazione ossessiva, l’insieme di pesantezza soffocante dell’insieme lo dimostrano a mio giudizio chiaramente. “The last Day on Earth” ha radici gotiche ma raggiunge il post-metal, brano cui appartiene nella sua totalità la struggente e disincantata “The Rose in the Wind”. La titletrack ha una durezza devastata, mentre “Four Steps in Grey” è forse vicina, pur se con un tasso di distorsione molto maggiore, agli Anathema di “A natural Disaster”. Si chiude con la sinfonia spaziale di “Between”, con i suoi synth sui quali la voce di Luca Liotti sembra provenire da una galassia lontana. Un disco (e un concept apocalittico) che sfugge alle facili etichette e probabilmente risulterà ostico a molti ascoltatori: ma certamente i fiorentini sanno il fatto loro in quanto a capacità compositive, e chi vorrà assimilare questo “Pulsar” non potrà che goderne.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10