(Svart Records) Un trip pazzesco. Un viaggio mentale. La jazzista, compositrice e poli strumentista finnica Iro Haarla si lascia andare e, apparentemente, devia verso il prog rock… solo che dal suo punto di vista le cose sono molto diverse, molto personali, favolosamente contorte, superbamente psichedeliche, un mix sublime di ambient, noise, musica, teatralità, post jazz. Con questa nuova band, la Electric Ensemble, Iro offre un caleidoscopio sonoro unico, incisivo, seducente: quel drumming jazz, quel basso caldo e voluttuoso sotto quei suoni spaziali, cosmici… oppure quelle teorie jazz evolute al rock… un modo diverso di concepire la musica, l’arte sonora, l’immersione totale dentro galassie fatte di note e ritmi. E questo debutto (strano parlare di ‘debutto’ vista l’esperienza dei nomi coinvolti) è farcito di brani diversificati, ricchi di ipotesi, stranezze, deviazioni, divagazione e perversioni sonore. Intima ed introspettiva, con un pianoforte che fa sognare “A Song We Loaned From Our Children”, entrano in gioco i suoni nella natura convertiti in immagini mentali su “Led By The Wind”, pezzo in costante evoluzione, destabilizzante crescita… fino a quel modern jazz che ipnotizza e accompagna lontano. Puro ambient noise proto elettronico su “A Seafloor Scene”, sintetizzazione di suoni del mondo animale con una convergenza vero l’electric jazz sull’ottima “The Spirit Bear”. “Hot Dogs, Hot Dogs!” è un capolavoro: quel sassofono ribelle, basso e batteria che da soli valgono l’intero brano, progressioni melodiche che si ribellano ad ogni misura e tempo musicale. Una fusione di natura terrestre e cosmica con “The Lake Of Birds”, mentre diventa poesia il rocking jazz di “Standing Rock”, con quel sax, con quel piano, e quel trionfo che esplode verso la fine del brano. Ancora suoni ed effetti che toccano nel profondo con “Amazonia” e “Deep In The Eye Of The Whale”, mentre diventa tribale il fusion avantgarde jazz di “The Arctic Is Burning”. Oscura l’atmosfera di “…And The Mountains Thundered…”, brano capace di disperdere l’ascoltatore in qualche remoto villaggio di qualche lontana valle montana, prima della conclusiva “What Will We Leave Behind?”, traccia nuovamente musicale, nella quale la parte ‘ensemble’ del moniker trova immenso e poderoso significato. Un originale tributo alla natura, con le sue dinamiche, i suoi fenomeni estremi e l’infinita lotta per la sopravvivenza. Un turbinio di suoni generati dal genio creativo di Iro affiancato alla ritmica di Ulf Krokfors (basso) e Aniida Vesala (batteria), alla magia del sax di Sami Sippola e alla leggendaria chitarra Jukka Orma (Sielun Veljet): dodici brani nei quali lasciarsi andare, dai quali farsi abbracciare lascivamente, in un clima di totale abbandono, sia fisico che mentale.

(Luca Zakk) Voto: 10/10