(AFM Records) Torna dopo quattro anni Dushan Petrossi con i suoi Iron Mask… e per la seconda volta consecutiva lo fa con un nuovo vocalist. Dopo la grandiosa fase con Mark Boals, dopo “Diabolica” con l’argentino Diego Valdez (recensione qui), ecco il nuovo frontman, ovvero il belga Mike Slembrouck (Immanent Distance, After All)… il quale offre una resa talmente possente capace di convincere immediatamente, fin dalle prime strofe! Certo, non è un vocalist con un timbro particolarmente identificativo ma, diavolo, è perfetto per lo stile compositivo di Dushan, per quel power neoclassico in qualche modo sinfonico, epico, sempre glorioso e sferzante. “Never Kiss The Ring” non prende prigionieri… ma è solo un un riscaldamento prima di quella cavalcata epica intitolata “Tree Of The World”: un pezzo immenso… tanto ovvio e tradizionale quanto travolgente ed eccitante, coronato da un ritornello indimenticabile! Se vi rimane fiato dopo aver cantato con Mike su quel chorus prepotente, ecco che arriva “Revolution Rise”, la quale entra nel cervello senza bussare, senza rispetto, trapanando con brutalità con altre poderose linee vocali, verso un altro ritornello frutto di qualche misterioso incantesimo. Tra hard rock e heavy l’ottima “One Against All“, un’altra pagina dell’enciclopedia universale dei ritornelli catchy e trionfali! Tra Malmsteen ed antichi Helloween “Nothing Lasts Forever”… tanto che ormai Dushan riesce ad essere più incisivo di Yngwie e gli Iron Mask più nostalgici che mai. Irresistibile, incisiva, ancora molto catchy, oltre che esaltante, la bellissima “Dance With The Beast”. Tirata e provocante “Wild And Lethal”, pulsante e remotamente doomy “Mist Of Loch Ness”, pezzo con un assolo di chitarra veramente immenso. Favolosamente old school “My One And Only”, chitarra divina sulla struggente ”A Mother Loved Blue”, intensa la parentesi “Sagittarius”, prima della conclusiva ”Master Of Masters”, un brano con un incedere marziale, teatrale, tra Iron Maiden e Hammerfall, tra grinta e gloria… con un altro ritornello che non passa inosservato. Credo fermamente che “Master Of Masters” nasconde la chiave, la soluzione dei misteri, quell’accesso al passaggio segreto. Un album pregno di musica avvincente, fruibile, estremamente facile da ascoltare, da assimilare… subito molto impattante ma ricca di tecnica di alto livello, di virtuosismi pazzeschi, di orchestrazioni pungenti, di melodie seducenti, ritornelli indimenticabili. Album superlativo, album dal quale è difficile staccarsi, un disco che difficilmente si può smettere di ascoltare! Ma anche un disco sorprendentemente così ovvio, così scontato, una provocazione costante ed incredibile! Maledizione! Quel diavolaccio del Petrossi credo abbia azzeccato pure il titolo… quel dannato virtuoso belga della sei corde che con questa prova giustamente si auto-afferma maestro dei maestri!

(Luca Zakk) Voto: 10/10