(InsideOut Music) Album numero sei per il cantante dei mastodontici Dream Theater, cantante che ad oggi rappresenta forse l’anello debole, almeno in chiave live, del gruppo americano. A nove anni di distanza, il disco rappresenta forse uno degli episodi più variegati della carriera solista del nostro, anche se contemporaneamente nel complesso assistiamo ad una serie di tracce davvero molto leggere. Non si capisce se la cosa sia voluta o meno, fatto sta che l’atmosfera dell’intero album risulta davvero molto leggera e poco impegnata. Ma non si deve pensare che questo sia un difetto del lavoro, anzi. Forse dopo tanto tempo, riusciamo a sentire un cantante che si sta divertendo, in cui i semplici accordi di chitarra fanno da sfondo a linee vocali semplici e riuscite, in cui i pezzi non spingono mai troppo sull’acceleratore, riuscendo a dare a James i propri tempi per esprimersi al meglio. Certo, è ovviamente un lavoro prog fino al midollo, m con suoni molto classici e ragionati, senza troppi inserti complicati e virtuosi, con strutture canzoni molto meno contorte rispetto al passato. Paradossalmente l’album risulta il più intimista, dando una visione gentile di una voce che sta affrontando il declino degli anni con dignità, conscia del fatto di aver fatto parte della storia del metal moderno.

(Enrico MEDOACUS) Voto: 7/10