(Svart Records) Quarto lavoro per la seducente band finlandese capitanata da Thomas Corpse (Deathchain, Winterwolf) e questa volta senza ulteriori cambi in line up, sempre con il microfono nelle mani della favolosa Jess, con la sua voce potente, penetrante, suggestivamente doom e deliziosamente soul. Il percorso continua: il rock psichedelico lascia spazio ad un rock più orientato al doom, alla teatralità, con qualche interessante divagazione più strettamente metal… un percorso iniziato già con il precedente “The Horse and Other Weird Tales” (recensione qui). Con “Vertigo” è ormai confermato che il libertinaggio artistico della band è senza confini, anche se la proposta è un sound marcatamente identificativo, uno stile ormai ricco di una spiccata personalità. “Burning Of The Velvet Fires” ha un incedere misterioso, c’è un forte legame con l’occulto, ma anche una brillantezza esplosiva. Gli organi ed il piano che caratterizzano il sound degli Jess And The Ancient Ones si rivelano una componente essenziale su “World Paranormal”, brano pulsante, scorrevole, caratterizzato da linee di basso immense ed una dualità tra sentore doom e rock più popolare. Molto strana la favolosa “Talking Board”: c’è una radice blues dentro una un’atmosfera tetra cirocondata da fantasmi e creature della notte, signori delle tenebre e tombe dimenticate… oltre che un remoto richiamo a certe teorie dei Madder Mortem. Rock trainante, un po’ progressivo, un po’ vintage, molto allusivo con “Love Zombi”, brano con una progressione ipnotica ed un riffing stimolante ed ossessivo. Heavy rock d’altri epoche con “Summer Tripping Man”, traccia che mi fa pensare ai Rainbow, mentre le origini metal di Corpse emergono sulla vintage doom “Born To Kill”, pezzo nel quale Jess sa diventare anche molto aggressiva. Incalzante, con una ritmica granitica e keys favolose “What’s On Your Mind”, prima della lunghissima e conclusiva “Strange Earth Illusion”, un brano intimo, introspettivo, che offre ancor più spazio alla vocalist, qui circondata da una chitarra delicata e tastiere inquietanti. Ancora una volta questa band annulla lo scorrere degli anni, annulla le epoche degli stili musicali. Certo, offrono una impostazione decisamente vintage, sia per lo stile che per la scelta dei suoni e degli arrangiamenti, ma questo album riesce a rivelarsi attuale, riscrivendo il trend, proponendo un sound necessario e ricordando a tutti cosa significa musica senza tempo!

(Luca Zakk) Voto: 9/10