(Napalm Records) Giungono al tredicesimo album gli americani Kamelot, a ben cinque anni dal precedente lavoro “The Shadow Theory” (recensione qui): ma si parte comunque proprio dalla potenza sonora di quel disco per crescere ulteriormente, intensificando quella componente proggy che tanto sia adatta alla stupenda voce di Tommy Karevik, ormai in formazioni da oltre un decennio. Teatrali, imponenti, con la componente sinfonica irresistibilmente grandiosa, i Kamelo offrono un album possente, immenso, estremamente coinvolgente ed esaltante da ascoltare. Tuonante “The Great Divide”, brano con un ritornello poderoso e che rivela da subito un Tommy in piena forma. Perfetta e dannatamente catchy “Eventide”, epica e pregna di gloria “One More Flag in the Ground”, imperdibile il violoncello di Tina Guo nelle bellissime “Opus of the Night (Ghost Requiem)” e “Midsummer’s Eve”. Interessanti gli spunti goth-elettronici di “Bloodmoon”, teatrale e devota al symphonic metal l’ottima “NightSky”. Oscura la meravigliosa “The Looking Glass”, maestosa “New Babylon”, brano che ospita anche due prime donne della scena: Simone Simons degli Epica e Melissa Bonny degli Ad Infinitum, innalzando ulteriormente il livello di un brano colossale che ospita voci clean, maschili, femminili… fino al feroce growl della mitica Melissa! Power energetico con “Willow”, intensità poetica con “My Pantheon (Forevermore)”. Album racchiuso tra le imponenti intermezzi, l’intro (“Overture”) e l’outro (“Ephemera”), registrato in maniera favolosa, composto con intelligenza e passione… suonato con impeto e precisione chirurgica. Un passo in avanti sul livello complessivo, una tendenza più proggressiva… per un disco che comunque non deluderà minimamente ogni fan storico della band di Thomas Youngblood.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10