(Loma Vista Recordings) Anche i Korn nell’era Covid-19 si sono dedicati al proprio nuovo album con tranquillità e ingannando il tempo. Niente concerti, nessun tipo di impegno pressante a causa di un quotidiano che ha limitato e di molto la vita delle persone, come appunto quella degli stessi musicisti. Tanto tempo a disposizione dunque e alla fine ecco “Requiem”. Nove pezzi che nelle intenzioni dei Korn avrebbero dovuto mostrare sia il loro lato rude e dunque metal e sia la loro prerogativa melodica. “Requiem” mostra effettivamente entrambi gli aspetti della band, eppure dall’iniziale “Forgotten” e giù fino alla conclusiva “Worst Is On Its Way”, i Korn canzone dopo canzone attenuano smussando la ruvidità, in favore di una smaccata volontà melodica. Tanto che ogni ritornello di “Requiem” funziona e si mostra accattivante nella maniera giusta e costante. “Requiem” mostra i Korn come autori di una musicalità che pervade le loro canzoni e allo stesso tempo facendoli apparire sensibilmente contemporanei. Sono più raffinati dei Five Finger Death Punch, certe bordate più smussate dei Disturbed, nonostante si avvertano atmosfere quanto sporadici arrangiamenti vocali di Jonathan Davies vicini ai Nine Inch Nails. Al di là di questo però i riff fenetici di un duo chitarristico ben rodato, le martellate ritmiche, gli arrangiamenti vestiti da suoni vivaci ed elettrizzati, sono elementi ancora una volta presenti in un album dei Korn.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10