(Reaper Productions) I Lady Beast di Deborah Levine vanno dritti per la loro strada, senza deviare di un millimetro: il loro quarto album (ci siamo persi il terzo, ma qui c’è la recensione di “II”) è sempre quello che si chiama ‘old school heavy metal’, ortodosso per definizione e per scelta. Speed oscuro e maligno per “Metal Machine”: la nostra Deborah, pur non essendo dotata di una tecnica magistrale, sa scegliere sempre i toni giusti. Un approccio più classico, con belle armonizzazioni delle chitarre e un basso ‘vistoso’, per “The Gift”; martellante “Sacrifice To The Unseen”, sprazzi di epica in “The Champion”. La titletrack è una bella galoppata, aperta e chiusa da un riff doomish; è superata forse dalla superba “Betrayer”, un brano che sa molto di Warlock. 41 minuti di devozione all’antica fiamma, pensati per i defenders, suonati da defenders.

(René Urkus) Voto: 7/10