coplegend(High Roller Records) Ormai la storia si ripete all’infinito. Legend: una band misconosciuta della prima ondata NWOBHM, due dischi fra 1980 e 1982, lo scioglimento, venti anni di oblio, poi arrivano gli anni 2000 e tutto ciò che è cult diventa indispensabile. Gli inglesi si ricostituiscono come band, pubblicano un paio di raccolte, e quindi tornano a comporre inediti: l’ultimo “The Dark Place”, già uscito qualche mese fa su cd, viene addirittura riproposto su vinile dalla High Roller Records. Stavolta, devo dire, l’operazione ripescaggio ha un senso, perché la band è decisamente valida. La titletrack ti inganna: parte con un riffone da metallo pesante, ma la strofa è molto più rock-oriented, vagamente alla Rainbow, mentre il ritornello mi ha fatto pensare alle sensazioni che solo i Cure sono in grado di dare. La lunga “Red” ha una struttura complessa, fra partiture acustiche, sezioni più tirate, un break con un basso pulsante e un assolo non male. Ipnotica “Halls of the Dead”, mentre “Taste of Life” monta su un riff doom, alla Cathedral, elementi più leggeri e rockettari. “Too late to be a hero” è un veloce brano heavy che sembra poco amalgamato con il resto, mentre “Monster on the Street” lascia ampio spazio ai ricami chitarristici della coppia Peter Haworth/Sean Gregory. Evoluzioni quasi progressive in “Questions and Answers”, mentre la conclusiva “Play your Game” è un dedalo di chitarre in libertà, quasi una sperimentazione da disco rock dei seventies. “The Dark Place” convince e si fa ascoltare con piacere.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10