(Ghost Record Label) Quest’anno chi scrive ricorda i Lonesome Heroes per una loro dimessa versione di “Comfortably Numb” dei Pink Floyd, la quale ha francamente ricordato lo spirito della sua versione embrionale, quella demo scritta da David Gilmour e poi totalmente rifatta per l’album “The Wall”. La band di Roma nasce sotto il segno del punk rock statunitense, quello della California fine anni ’80 e ’90. Nonostante ciò la band non ha mai disdegnato l’hard rock. Dopo un primo album, “A Bandit Story” del 2018, quest’anno i Lonesome Heroes pubblicano questo secondo full length. Il sound dei romani è molto più hard rock oriented, come lascia denotare la splendida opener, “Don’t Believe in Me”. Roba con un riff tipo primi Guns ‘N Roses, Motley Crue, L.A. Guns. Il punk non viene estirpato dai loro strumenti, tanto che la successiva “Born to Lose” va proprio in questa direzione. “Too Late”, “Sinners Parade”, “Suspicious Mind” sono trascinanti ma ad essere totalmente onesti bisogna rendere onore a tutte le dieci canzoni dell’album. Tutte piacevoli, tutte ancorate al concetto di uno sviluppo classico e preciso di una canzone: dunque l’uso di strofe, di un ritornello caratterizzante, assolo e così via. Poi che igli Heroes ci mettano dentro hard rock, rockabilly, punk o il southern rock e in dosi decise all’occorrenza ha poca importanza. L’album è un’esplosione di melodia e con tante sfumature.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10